Come è andato il terzo derby fra Milan e Inter
Dopo numerosi anni di attesa il derby della Madonnina torna ad essere un big match per lo Scudetto. L’Inter prima in classifica arriva alla gara con un punto di vantaggio sui cugini rossoneri. I due tecnici si affidano agli schieramenti più collaudati ed in campo vanno le formazioni-tipo; dopo i primi mesi di scarso utilizzo, Eriksen viene confermato titolare avendo scavalcato Vidal nelle gerarchie nerazzurre mentre nel Milan manca Bennacer che è stato titolare fisso nella prima fase della stagione ma che è però stato fermato più volte dagli infortuni.
Come accaduto in altre gare importanti della stagione (Sassuolo, Juventus, Lazio) l’approccio della squadra di Conte è stato molto positivo e determinante per l’esito finale; oltre all’aspetto psicologico anche alcuni aspetti tattici sono stati indizio di come sarebbe andata la partita, inevitabilmente condizionata dall’immediato vantaggio dell’Inter, in modo esattamente opposto a quanto successo nella gara di andata.
In un’azione precedente al gol il Milan aveva già evidenziato come ci fossero difficoltà nella gestione degli avversari dentro l’area di rigore: qui Calabria, preoccupato dell’arrivo alle sue spalle di Perisic, richiama l’attenzione dei compagni per la presenza di Hakimi e Lautaro dentro l’area.
E’ sembrata una mossa tattica ben definita da Conte quella di far partecipare meno alla fase difensiva Lukaku, il quale preparava smarcamenti preventivi, preferibilmente sulla parte destra del campo, nel lato libero alle spalle di Hernandez che come d’abitudine si proponeva in avanti nella fase offensiva.
Un’altra mossa vista fin dal primo minuto è stata la posizione bassa di Hakimi in fase di costruzione, sul quale è stata lenta l’opposizione di Hernandez, saltato facilmente sia con un passaggio verticale per Lukaku sia con un 1-2 con Brozovic.
Gli aspetti tattici precedentemente elencati sono tutti presenti nell’azione del vantaggio nerazzurro.
Lukaku riceve da Hakimi in fascia destra e si libera agevolmente di Romagnoli; dopo un iniziale salvataggio di Kjaer la palla ritorna al centravanti belga che evita il ritorno di Kessie e crossa di sinistro. Un istante prima del cross, Calabria decide di orientarsi verso il quinto opposto Perisic piuttosto che marcare il più pericoloso Lautaro Martinez, posizionatosi alle spalle dell’altro centrale Kjaer il quale è orientato sulla palla.
Il primo quarto d’ora è stato caratterizzato da un netto dominio del gioco da parte dei nerazzurri, 64 % di possesso palla, unico spezzone di gara nel quale l’Inter è stata superiore all’avversaria in questo parametro. In costruzione Brozovic veniva spesso affiancato da Eriksen in un 3+2 (poco proposto in precedenza, senza il centrocampista danese) che aveva soprattutto lo scopo di attirare i centrocampisti avversari piuttosto che contribuire in modo significativo allo sviluppo. Tonali affrontava il danese mentre Kessie era portato ad allargarsi sul lato sinistro per contrastare Barella; il risultato era un 2 vs 2 centrale in spazi ampi visto che Calabria era impegnato da Perisic che si alzava sul lato opposto.
Il Milan ha tentato di aggredire alta la manovra avversaria ma è mancata nella compattezza di squadra e, come si vede in questa clip, non tutti i giocatori rossoneri hanno ragionato allo stesso modo lasciando così spazio ai giocatori avversari; i rossoneri hanno spesso girato a vuoto contro l’Inter che sfruttava tutta l’ampiezza del campo coi propri quinti offensivi Hakimi e Perisic.
In fase di non possesso, l’Inter ha assunto fin da subito un atteggiamento attendista ma con un baricentro medio alto: in opposizione alla costruzione a 3 dei rossoneri Eriksen si alzava sul terzino destro Calabria orientando la giocata sull’esterno; sul lato sinistro Hakimi si opponeva ad Hernandez in un duello attesissimo tra i due terzini nettamente più forti del campionato.
Lo sviluppo del gioco rossonero ha avuto come costante la ricerca dei cross dentro l’area, tanto che al termine della gara se ne conteranno ben 25 (Report SICS). Questa soluzione è stata intensificata anche in conseguenza dell’atteggiamento difensivo dell’Inter ed è di difficile valutazione: è vero che, per caratteristiche, i difensori interisti sono stati agevolati da questo tipo di situazione ma va però riconosciuto che ad inizio secondo tempo il Milan ha sfiorato il pari con Ibrahimovic proprio in un’azione di questo tipo.
I primi minuti del secondo tempo sono stati infatti l’unica fase della gara nella quale il Milan ha messo sotto l’Inter, costringendo più volte alla parata Handanovic anche se, ad onor del vero, non sono state occasioni di altissimo valore (5 tiri x complessivi 0,15 XG).
L’unico appunto da muovere alla squadra di Conte è stato quello di aver approcciato male la ripresa e di aver complessivamente abbassato notevolmente il proprio baricentro (da 51,37 metri del primo tempo a 39,06 del secondo). Scampato il pericolo i nerazzurri sono ricorsi alle proprie consuete armi, quali le combinazioni caratteristiche tra le due punte con palla sugli esterni.
L’azione del 2-0, avviata da rinvio dal fondo di Handanovic si è sviluppata sulla fascia destra con una serie di trasmissioni in verticale che hanno avuto in comune con la prima rete la vittoria (ennesima) di un duello individuale di Lukaku nei confronti del marcatore avversario. Un’azione corale veramente degna di nota a cui ben 8 giocatori interisti hanno partecipato.
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Il terzo gol è arrivato invece da una transizione lunga, con l’Inter che ha approfittato degli ampi spazi concessi dagli avversari; 3 contro 3 che Lukaku ha deciso con una strepitosa azione personale.
La partita si è praticamente chiusa qui e a poco sono serviti i cambi di Pioli che ha dapprima inserito l’attaccante Leao per l’esterno Saelemakers oltre a Meitè per Tonali e, otto minuti dopo, ha rinunciato ad Ibrahimovic facendo entrare in campo Castillejo. Per i primi 78 minuti Conte si è affidato allo starting 11 iniziale, per poi effettuare cinque sostituzioni che hanno avuto più che altro il senso della passerella per gli ottimi Perisic, Eriksen, Martinez, Hakimi e Barella.
Un derby che, molto probabilmente, risulterà decisivo per le sorti di questo campionato. Una vittoria meritata da parte dell’Inter, testimoniata anche dal diverso valore delle occasioni da gol, a fronte di un numero di tiri quasi uguale.

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