Alla scoperta della Real Sociedad: cosa deve aspettarsi il Napoli
La cessione di Cristiano Ronaldo da parte del Real Madrid ha rappresentato uno spartiacque per il movimento calcistico spagnolo. La sua partenza, unita ad altri fattori, ha infatti coinciso con un declino in campo europeo del calcio iberico. Se dalla stagione 13-14 a quella 17-18 la Spagna aveva vinto tutte le competizioni europee a disposizione (eccetto un paio di Europa League lasciate a due infiltrate dalla Champions inglesi come Manchester United e Chelsea), nel successivo biennio l’apice è stato toccato dal solito Siviglia, vincitore dell’Europa League, mentre in Champions hanno fatto più scalpore le brutte figure di Barcellona e Real Madrid che non i loro successi. Ma sarebbe errato pensare che il calcio spagnolo si sia involuto: a dimostrarlo stanno alcuni dei progetti tecnico-tattici più interessanti dell’intero continente: il Granada di Martinez, il Betis Siviglia di Quique Setien e la Real Sociedad di Manolo Alguacil, prossima avversaria del Napoli in Europa League.
I maggiori pericoli della Real Sociedad
L’allenatore quarantanovenne (con lunga militanza nel club negli anni ‘90) ha preso in carico la squadra basca nel dicembre del 2018; ma è dalla stagione scorsa che è riuscito a plasmare e dare un’identità ben definita a un gruppo che sa giocare di collettivo e ama tenere il pallone.
Rispetto all’annata passata ci sono stati pochi ma significativi cambi: se ne è andato Odegaard, tornato al Real Madrid, così come Llorente ceduto al Leeds di Marcelo Bielsa; in entrata è stato promosso dalla cantera il mediano Zubimendi, ma soprattutto è arrivato David Silva che ha preferito tornare nella penisola iberica piuttosto che approdare in Italia, alla Lazio.
Non è di certo cambiata la filosofia di gioco. Nominalmente la Real Sociedad la potremmo disegnare con un 4-1-4-1 con Remiro in porta, Gorosabel (o Zaldua) e Monreal sugli esterni con Le Normand ed Elustondo coppia centrale; a centrocampo davanti alla difesa c’è uno tra Zubeldia e Zubimendi, mentre la terza linea è composta da Portu, Silva, Merino e Oyarzabal dietro a Isak, che ha ormai scalzato nel posto di titolare Willian José.
Fluidità e possesso palla
Ma la squadra di San Sebastian è molto interessante dal punto di vista tattico proprio perché ha un gioco fluido, improntato al possesso palla e con i giocatori capaci di associarsi gli uni con gli altri sfruttando di volta in volta gli spazi che si creano.
In fase di attacco posizionale la Real ama partire dal basso con calma, attirando il pressing avversario con 3 difensori (solitamente un terzino rimane più bloccato) e il mediano, per poi tagliare fuori i giocatori avversari sia con filtranti centrali, sia attaccando direttamente la profondità.
Solitamente la squadra di Alguacil si dispone in questo modo con Monreal a fare da braccetto a sinistra, Oyarzabal e il terzino destro a tenere l’ampiezza, Silva e Merino a operare negli half space e Portu che si posiziona vicino a Isak riuscendo a tenere sempre impegnata tutta la linea avversaria.
Questa disposizione è uno dei maggiori cambiamenti rispetto allo scorso anno, dove invece Oyarzabal era più portato a giocare nell’half space, mentre Monreal copriva con più produttività tutta la fascia sinistra. A beneficiarne è stato soprattutto Mikel Merino che, secondo i dati Understat, tira di più (1,67 contro 1,26 dello scorso anno) e fornisce più key passes (1,33 contro 0,94).

Immagine piuttosto esplicativa della Real Sociedad versione 19-20: Monreal largo a sinistra, Oyarzabal nel mezzo spazio insieme a Odegaard, mentre Merino fa da vertice alto del rombo di costruzione
Ma il talento di Oyarzabal non rimane confinato alla fascia laterale: il talentuoso classe ‘96, infatti, abbastanza spesso nel corso della partita galleggia tra le linee sfruttando i possibili 3 contro 2 che possono crearsi in posizione centrale quando Portu e Isak attaccano la profondità.
La Real è una squadra che produce molte occasioni da gol e riesce a essere imprevedibile sia per la varietà di soluzioni al proprio arco, sia per la qualità dei singoli giocatori. Da sottolineare, oltre ai già citati Merino, Silva e Oyarzabal, il lavoro di Portu, che si sobbarca un dispendioso lavoro in fase di copertura, andando a fare il quinto di centrocampo in fase di non possesso, oltre a essere sempre presente in zona gol.
E proprio in fase di non possesso sono le maggiori note dolenti per la squadra basca: giocare in un modo così propositivo porta necessariamente a sbilanciarsi. I centrali di difesa si trovano così spesso isolati nell’uno contro uno e con tanto campo da coprire alle spalle. La loro eccessiva lentezza li espone a brutte figure e a pericoli nelle transizioni negative; ma anche nelle fasi di difesa posizionale, le sbavature sono dietro l’angolo: non è raro vedere soprattutto Le Normand perdersi l’uomo.
Pregi e difetti della Real Sociedad sono abbastanza chiari: squadra con grande talento offensivo che non può essere presa sottogamba; ma anche squadra fragile nelle ripartenze soprattutto contro giocatori veloci e bravi nei duelli individuali: qualità che non mancano agli attaccanti di Gattuso.
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