In una stagione decisamente sui generis come quella che abbiamo vissuto finora (e che non è ancora finita dato che c’è ancora l’Europeo), in Liga c’è stato uno dei campionati più emozionanti e incerti del nuovo millennio (e non si esagera nel dire a livello europeo, e non solo spagnolo). Un campionato da brividi dove praticamente fino all’ultima giornata tutte i piazzamenti sono rimasti aperti: e se la corsa al titolo ha catturato, giustamente, l’attenzione dei più, anche molto di quello che è successo nei gradini più bassi della classifica è stato degno di menzione.
Stagione sui generis, si diceva: lo spettro del covid che incombeva, una preparazione estiva schiacciata e quasi cancellata dalle propaggini estive dell’annata precedente, una stagione ancor più compressa del solito proprio per via del fatto che, a fronte delle stesse partite da disputare, l’inizio veniva considerevolmente posticipato. Tutti questi elementi avrebbero già potuto creare un mix esplosivo rimescolando griglie di valori impolverate. Ma, ad aggiungersi a questi elementi di incertezza, anche uno scossone dalle conseguenze potenzialmente devastanti per il calcio spagnolo rappresentato dal burofax con cui Lionel Messi, in piena estate, annunciava di voler lasciare il Barcellona.
La fine della storia la conosciamo, ora, con la Pulga che decise di rimanere in blaugrana forse aspettando la fine del regno di Bartomeu, forse perché nessuna squadra poteva effettivamente permettersi un investimento del genere. Ma il terremoto in Catalogna fu avvertito eccome con il Barça che, reduce dal pesante 8-2 europeo contro il Bayern Monaco, decise di affidare la squadra a Koeman e lasciar andare diversi senatori come Vidal, Suarez (accasatosi all’Atletico Madrid dopo che la trattativa con la Juventus era sfumata) e Rakitic. E considerando la contemporanea crisi dei campioni in carica del Real Madrid, in mezzo al guado di un difficile processo di transizione con il solo Odegaard (comunque uno dei migliori giocatori della Liga precedente) come vero volto nuovo, si capisce perché già dall’inizio si annunciava un campionato particolarmente incerto
Villarreal e Real Sociedad le prime sorprese dell’anno
Complice un inizio ritardato per le squadre impegnate in Europa nei mesi estivi (Atletico, Real Madrid, Barcellona e Siviglia, oltre all’Elche che aveva giocato i playoff di Segunda) nelle prime settimane due outsider rubano particolarmente l’occhio: la Real Sociedad di Manolo Alguacil e il Villarreal di Unai Emery.
I baschi partono molto forte confermando la bontà del progetto tecnico che aveva fruttato il ritorno in Europa nella stagione precedente. Con David Silva al posto di Odegaard e qualche aggiustamento negli equilibri difensivi la Real Sociedad comincia a correre realizzando ben 21 gol e subendone solamente 4 nelle prime 10 giornate arrivando allo scontro diretto proprio contro il Villarreal da capolista. I txuri urdin sono una squadra di qualità, che gioca un calcio avvolgente e dagli automatismi consolidati, trascinata in questa prima fase dai gol di Portu e Oyarzabal

Uno dei segreti tattici della Real Sociedad è la capacità di alternare un calcio di palleggio sul breve a uno più diretto, attaccando la linea difensiva avversaria

Le corse in profondità di Portu, Oyarzabal e Isak risultano di difficile lettura per gli avversari spesso costretti a rincorrere all’indietro
Il Villarreal regge il passo pareggiando forse qualche volta di troppo, ma dando da subito l’impressione di aver assorbito i principi di gioco del nuovo tecnico. I tanti palleggiatori dai piedi buoni come Trigueiros, Parejo, Pau Torres e Gerard Moreno permettono lunghe fasi di costruzione dal basso dove i rischi presi sono comunque inferiori ai benefici; in fase difensiva l’atteggiamento rimane coraggioso con la linea difensiva spesso alta fino alla linea di metà campo. E quando Emery, dopo la brutta sconfitta col Barcellona, capisce che è il caso di inserire un centrocampista in più per migliorare nelle transizioni negative, il Villarreal si mette definitivamente a punto.

Perfetto esempio dello scaglionamento del Villarreal: doble pivote davanti alla difesa, Trigueiros e Moi Gomez che entrano dentro al campo per formare un quadrato che garantisce quasi sempre superiorità numerica
Tra le sorprese di inizio stagione bisogna poi annoverare il Cadice neopromosso che si regala due vittorie prestigiose contro Barça e Real Madrid (con vaselina del Choco Lozano) e accumula quei punti che saranno decisivi in seguito per garantirsi la salvezza con una giornata di anticipo.
Le grandi, all’inizio, stentano. I campioni in carica del Real Madrid perdono 3 partite nelle prime 10 giornate: novembre è un mese nero con 1 pareggio e 2 sconfitte, compreso il tracollo per 4-1 contro il Valencia (decisamente rocambolesco dato che i blancos subiscono tripletta di Soler su rigore e Varane si fa un autogol). L’unico grande pomeriggio da ricordare è quello del Clasico di andata che vede la squadra di Zidane aggiudicarsi una bella partita e ritrovare Modric in gran spolvero dopo un momento molto buio (fa strano dirlo ora dopo la stagione che ha fatto, lo so).
In Catalogna, invece, si alternano grandi prestazioni come il netto 4-0 al Villarreal o lo straripante 5-2 rifilato al Real Betis (con un Messi da 2 gol e 1 assist in 45′) ad altre di livello più basso come la mesta sconfitta contro il Getafe o il pareggio per 1-1 contro un Siviglia in controllo della gara per ampi tratti. A trascinare i blaugrana, in questo inizio, non è il solito Leo Messi (solo 4 gol nelle prime 10 partite), ma Ansu Fati che inizia come assoluto protagonista prima di cominciare un calvario di infortuni da cui non si è ancora ripreso (una delle notizie peggiori dell’anno).
L’Atletico Madrid azzanna la Liga
Non appena il gruppone iniziale si screma e cominciano a emergere i diversi valori, l’Atletico Madrid mette il turbo e piazza un’accelerazione che lascia inchiodate le altre concorrenti. Nelle prime 19 partite i Colchoneros raccolgono 16 vittorie, 2 pareggi e 1 sola sconfitta, nel derby di Madrid (che interrompe una striscia di 7 vittorie consecutive). Decisiva la svolta tattica impressa da Simeone che decide di varare una linea difensiva a 3 con Hermoso braccetto di sinistra, due esterni a tenere l’ampiezza e poi tanti giocatori tra le linee avversarie per creare spazi per sé e per il killer istinct di Suarez

Scaglionamento tipico dell’Atletico in fase di possesso: Koke davanti alla difesa a 3 con due esterni a tenere l’ampiezza e tanti uomini tra le linee ad appoggiare l’unica punta Luis Suarez
Il sistema esalta le caratteristiche di tutti e tutti esaltano le caratteristiche del sistema: Hermoso e Savic sono braccetti aggressivi e che tengono la squadra corta, Koke prende le chiavi del centrocampo, Llorente si rivela un incursore formidabile nell’attaccare il mezzo spazio destro, zona dalla quale partono un buon numero delle azioni offensive dell’Atletico.
Menzione speciale per gli esterni titolari Trippier e Carrasco: l’inglese costituisce con Llorente una coppia sulla fascia destra temibile per tutti, mentre il belga è il vero game changer di Simeone perché è il giocatore che tenta più dribbling a partita (4,88 vincendone il 52% secondo dati Fbref), è quello che fa avanzare di più la squadra tramite progressioni palla al piede (10,2 a partita), è quello che segna il gol decisivo nella vittoria contro il Barcellona

E, last but not least, Carrasco ha avuto un’enorme impatto difensivo, ingranaggio determinante della linea a 5 disegnata dall’Atletico
Un cambio di passo in questa fase di stagione lo riserva anche il Celta Vigo che, dall’arrivo in panchina di Coudet, cambia completamente registro di gioco e comincia a divertire e a divertirsi. Diversi i cardini della squadra: dalla diga Renato Tapia, uno dei migliori interpreti del campionato nel ruolo, a Denis Suarez esaltato a dovere al capitano Iago Aspas, giocatore di culto (bonus stat: è stato capace di registrare 2,84 xA in una singola partita).
Da segnalare poi la ripresa del Siviglia che, dopo un momento complicato, arriva al periodo natalizio in ottime condizioni. A parte la sconfitta contro il Real Madrid (arrivata però di misura), la squadra di Lopetegui non sbaglia un colpo recuperando punti negli scontri diretti contro Villarreal e Real Sociedad in calo dopo l’inizio brillante. La solidità difensiva è la certezza su cui si fondano gli andalusi sia grazie all’accoppiata Kounde-Diego Carlos (stagione praticamente impeccabile del francese) sia grazie a meccanismi e spaziature di squadra perfettamente oliate. In avanti, poi, En Nesyri si conferma sempre più mattatore calando due triplette (contro Real Sociedad e Cadice) e mostrando un’ampia varietà di colpi che lo rendono un rebus irrisolvibile per le retroguardie rivali.

Il Siviglia è una delle squadre migliori quando deve schiacciare l’avversario sulla linea laterale grazie a spaziature perfette tra i giocatori e al coraggio dei difensori di alzarsi oltre la linea di metà campo
La Liga si riapre
Il nuovo anno solare vede l’Atletico Madrid saldamente al comando della classifica (con alcune partite da recuperare). Ma qualche scricchiolio si comincia ad avvertire nella banda del Cholo che vince, ma sempre più spesso lascia il pallino del gioco agli avversari rifugiandosi in una strenua difesa posizionale mai completamente abbandonata in riva al Manzanarre (come contro il Siviglia) o è costretta a rimontare un gol di svantaggio. Luis Suarez si carica i suoi sulle spalle subodorando i primi segni di stanchezza: l’uruguaiano in 7 partite tra la fine di dicembre e l’inizio di marzo segna 9 gol decisivi per quei successi.
Ma l’8 febbraio si apre una prima crepa nel muro colchoneros: il Celta Vigo ferma la capolista sul 2-2 in casa nel finale. Quello che poteva sembrare un semplice incidente di percorso diventa il primo risultato negativo di una lunga serie: nelle successive 10 partite l’Atletico raccoglie solo 15 punti sui 30 disponibili e sembra aver finito la benzina.

Movenze perfette di Suarez: Celta Vigo compatto centralmente per impedire ricezioni tra le linee e allora Kondogbia va sull’esterno da Renan Lodi

Renan Lodi metterà una gran palla di prima, ma Suarez è già là e ha rubato il tempo alla difesa
L’Atletico sente il fiato sul collo soprattutto perché Real Madrid e Barcellona si svegliano. I blancos da inizio dicembre alla fine della Liga perderanno solamente una volta, contro il Levante. Una lista di infortunati che sembra non finire mai a parole sembra scoraggiare Zidane che però trova la forza per compattare il gruppo e inventarsi soluzioni diverse a ogni partita. Vazquez diventa il terzino destro titolare, dimostrandosi elemento preziosissimo, Nacho non fa rimpiangere il lungodegente Sergio Ramos (che tornerà solo occasionalmente), il trio Casemiro-Modric-Kroos accumula più minuti di quanti ne dovrebbero fare per rendere sempre al meglio, ma la loro esperienza ne fa risaltare sempre le qualità, Benzema è il terminale offensivo letale che timbra con regolarità (il problema è che attorno non segna quasi nessuno). E nel giro di un mese le merengues riescono a non perdere nel decisivo derby di Madrid (giocato male e recuperato nel finale da una magia di Benzema) e a vincere nel Clasico contro il Barcellona nel momento migliore della stagione (dato che arriva in mezzo al doppio confronto contro il Liverpool in Champions League) tenendosi aggrappati alla vetta in vista della volata finale.

Mendy e Vazquez entrano dentro al campo, Nacho si allarga sulla sinistra, Kroos si affianca a Varane in costruzione: fluidità posizionale at its finest
Anche in Catalogna si accelera: nel nuovo anno il Barça è una macchina da guerra: segna 55 gol nelle 23 partite del 2021 con Koeman che finalmente sembra incastrare tutti i pezzi al loro posto. In particolare la svolta tattica avviene nella gara contro il Siviglia, vinta per 2-0: difesa a 3 alla base e poi di volta in volta la scelta se preferire un tridente con un centrocampista in meno, o un solo attaccante vicino a Messi con un centrocampista in più. In questo modo Jordi Alba e Dest si esaltano nell’attaccare l’ampiezza, De Jong fa il tuttocampista ricoprendo ora il ruolo di centrale difensivo, ora quello di mezz’ala di inserimento e anche Griezmann si trova al centro del gioco.

La prima partita dei blaugrana con la difesa a 3: si vede benissimo lo scaglionamento degli uomini di Koeman
Ogni partita può essere quella decisiva
Sono innumerevoli le volte in cui una giornata è stata indicata come determinante. La Liga, nella sua fase conclusiva, diventa una lotta di nervi. Dietro le prime posizioni, intanto, si accende la lotta per un posto in Europa con Villarreal e Real Sociedad tallonate e poi raggiunte dal Real Betis, autore di una seconda parte di stagione da incorniciare grazie ai gol di un ritrovato Borja Iglesias e alla vena di Fekir e Canales.
L’Atletico Madrid raccoglie un solo punto contro le due squadre di Siviglia: nella prima di queste è il Siviglia che fa cadere i colchoneros dopo una grande prestazione collettiva che lancia i ragazzi di Lopetegui verso una striscia di 5 vittorie consecutive che li avvicinano alla vetta. A fine aprile la possibile svolta: nello stesso turno l’Atletico perde rovinosamente contro l’Athletic Bilbao e il Barcellona vince contro il Villarreal con i catalani che avrebbero l’occasione di prendersi la vetta nel recupero infrasettimanale contro il Granada. Ma accade l’incredibile con la squadra di Roberto Martinez che piazza l’ennesima partitona della stagione sbancando il Camp Nou e regalando un’ancora di salvataggio agli uomini del Cholo che, capita l’antifona, stringono i denti e tengono duro.
L’altra svolta è nel weekend dell’8 e 9 maggio quando si sfidano Atletico-Barcellona e Real Madrid-Siviglia in una doppia sfida incrociata nella quale ognuna può dire la sua per il titolo. Ne escono due pareggi, più teso il primo, più scoppiettante il secondo. Ma è il via libera per i colchoneros che non sbagliano più un colpo vincendo le successive 3 partite e portando a casa uno storico titolo (non senza sudare con Suarez che ci mette un’altra volta del suo firmando le reti decisive contro Osasuna e Real Valladolid). Il Barça esce di scena dalla lotta con il clamoroso pareggio 3-3 contro il Levante, mentre il Real è l’ultima a mollare arrendendosi solamente nell’ultima partita, comunque vinta, contro il Villarreal.
E così il titolo è andato probabilmente alla squadra che più lo ha meritato che più lo ha cercato e voluto. L’Atletico ha sfruttato l’annata di transizione delle altre due big arrivando alla meta al termine di un percorso biennale cominciato dopo le cessioni di Griezmann, Godin, Filipe Luis, Juanfran e Lucas Hernandez. Per i piazzamenti europei il Betis e la Real Sociedad la spuntano sul Villarreal costretto alla Conference League (a meno di vittoria dell’Europa League), mente Real Valladolid, Huesca ed Eibar sono costrette alla Segunda Division con l’Elche che si salva insieme all’Alaves autore di una rimonta insperata a poche giornate dalla fine.
E di storie da raccontare ce ne sarebbero tante altre: il Levante capace di battere Real, Barça e Atleti, l’Athletic Bilbao che ha cambiato passo dall’arrivo di Marcelino in panchina (e capace di vincere la Supercoppa spagnola), il Granada di Roberto Martinez arrivato fino ai quarti di Europa League. Ma per chiudere il riassunto della Liga penso non ci sia miglior descrizione del motto colchoneros di questa stagione: partido a partido.
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