Player Analysis

Quella di Lorenzo Pellegrini non è un’epifania

On Ottobre 5, 2021
By Benedetto Greco | 0 Comments

L’alba dell’era Mourinho a Roma è coincisa anche con una nuova era per Lorenzo Pellegrini. Il 7 romano (e romanista) aveva chiuso la stagione 2020-21 in crescendo, saltando però sfortunatamente i vittoriosi Europei per un infortunio. Con l’arrivo del portoghese in panchina, tuttavia, il centrocampista ex Sassuolo sembra aver aumentato sensibilmente la qualità delle sue prestazioni e adesso molte delle speranze della Roma di fare una stagione importante dipendono dai suoi piedi.

L’ultima gara vista, quella casalinga contro l’Empoli, ha suggelato un momento incredibile per Pellegrini, che aveva saltato il derby di Roma per la discussa espulsione contro l’Udinese, e si è subito ripreso il comando delle operazioni sfoderando un’altra prestazione da giocatore totale.

LA SUA INFLUENZA IN CAMPO

heatmap pellegrini 2019-20

Heatmap di Pellegrini, Serie A, 2019-20

Cominciando la nostra analisi dalla prima stagione con Fonseca in panchina, notiamo come Pellegrini abbia principalmente toccato la palla e influenzato il gioco della squadra sull’out destro del campo. Guardando questa heatmap potremmo parlare quasi di un esterno offensivo, non proprio di un trequartista.

pellegrini 2019-20

Dalla gara di San Siro contro l’Inter di Conte: Zaniolo accentrava molto la sua posizione per giocare nell’halfspace, il compito principale di Pellegrini era quello di dare qualità alla manovra giocando un po’ più esterno e di utilizzare il suo destro per aprire il campo

È abbastanza riduttivo parlare di semplici ruoli, questo ormai lo sappiamo, ma nella sua prima stagione Fonseca ha voluto utilizzare Pellegrini soprattutto come facilitatore di gioco, non come il giocatore che fornisse l’assist finale, ma quello che mettesse ordine nel caos (voluto) che Mkhitaryan e Zaniolo avrebbero poi creato sulla trequarti.

Pellegrini chiuse quella tribolata stagione (interrotta anche dall’emergenza sanitaria) in realtà come miglior assistman della squadra (11 passaggi decisivi, sopra Dzeko e Mkhitaryan), migliorando sensibilmente il suo score rispetto all’anno precedente (6 assist totali).

L’immagine che abbiamo di quel Pellegrini è rimasta incastrata nella memoria dei tifosi della Roma come di un giocatore lezioso, impreciso in alcuni aspetti del gioco, a volte evanescente in campo… si sa, è abbastanza semplice entare nella testa di una tifoseria così appassionata e creare un giudizio poi difficile da far cambiare.

Heatmap di Pellegrini, Serie A, Stagione 2020-21

La stagione seguente, con la Roma double-face, semifinalista europea ma settima in classifica in Serie A, è stata quella in cui il 7 romanista ha giocato più partite in carriera finora: ben 47 presenze, 37 delle quali da titolare, le prime da Capitano designato, per via del litigio fra Dzeko e Fonseca.

Pellegrini all’occorenza ha dovuto anche reinventarsi mediano nel 3-4-2-1 che l’allenatore portoghese ha scelto per ridisegnare la sua squadra e cercare di darle allo stesso tempo più solidità difensiva e più fluidità in attacco. L’emergenza infortuni continua che ha colpito la Roma ha obbligato Fonseca a pensare a Pellegrini come ad un jolly di centrocampo, le palle toccate sull’out destro sono diminuite, il 7 giallorosso ha diminuito anche la sua presenza sulla trequarti, eppure non ha per nulla abbassato la produttività offensiva.

Con 11 reti e 9 assist, la stagione 2020-21 è stata finora la migliore per Pellegrini, che ha pure deciso match importanti, come l’andata del quarto di finale di Europa League contro l’Ajax,

Nella lavagna tattica della sconfitta contro il Sassuolo, risalente alla scorsa stagione, notiamo Pellegrini vicino a Diawara, come mediano, in fase di non possesso. Il centrocampista romano ha ovviamente anche ricoperto ruoli più offensivi, giocando come mezzapunta, sempre sul lato destro, alle spalle di Dzeko o Mayoral, ma ha diminuito i tocchi di palla nella trequarti offensiva, passando da 32,4 a partita a 24,4.

In uno degli assist vincenti, per Dzeko, notiamo invece come si accentri e con un filtrante ben calibrato mandi in porta il bosniaco. Pellegrini ha dato il meglio di sé quando è stato avvicinato alla punta (o a Mkhitaryan).

LA STAGIONE 2021-22

heatmap pellegrini 2021-22

Heatmap di Pellegrini, Serie A, Stagione 2021-22

Mourinho ha letteralmente messo al centro del gioco Pellegrini, dandogli da subito il ruolo da trequartista centrale. Nella sua squadra meno addetta al possesso palla e più predisposta ad attaccare gli spazi in verticale, il nuovo capitano svolge i ruoli più importanti in fase offensiva. Da velocità alla manovra grazie alla qualità delle sue giocate di prima, rifinisce vicino l’area di rigore, si associa ai compagni per aiutarli a venir fuori da situazioni complicate (lo fa soprattutto sulla destra, lo si vede dalla heat map sopra), ma soprattutto riempie molto di più l’area di rigore.

L’influenza di Pellegrini sul gioco della Roma non si è solo spostata di una decina di metri in avanti, si è praticamente duplicata. Quando la squadra non riesce a far progredire l’azione da dietro con i due centrali difensivi e con il double pivot Cristante-Veretout, è lui che viene più spesso incontro alla manovra per giocare spalle alla porta, con pochi tocchi partecipare al gioco, attrarre a sé un avversario e provare a creare un buco nel castello difensivo della squadra avversaria.

4 - roma-udinese

Nel secondo tempo di Roma-Udinese, per provare a controllare meglio la palla in fase di costruzione, la Roma si è anche disposta con una sorta di 4-3-3, con Mkhitaryan e Pellegrini mezzali

Qui un’altra immagine, questa volta da Trabzonspor-Roma. Pellegrini cerca di stare sempre in verticale rispetto a Zaniolo, nel mezzo spazio ma a centrocampo

1 - Roma -Udinese

Infine la posizione che più gli è congeniale e che gli permette di influenzare maggiormente il gioco: da trequartista puro

Dando un’occhiata alle statistiche più rilevanti, e confrontandole con quelle delle ultime due stagioni, abbiamo un’ulteriore conferma dell’evoluzione del gioco del 7 romanista. Ricordo che tutte le statistiche sono “normalizzate”, calcolate quindi per 90 minuti (fonte FbRef).

Per quanto riguarda la creazione di potenziali occasioni da gol, vediamo che il valore di Expected Assist generato mediamente da Pellegrini in questo scorcio di stagione è già vicino a quello abbastanza alto della stagione 2019-20.

Se passiamo però a vedere i passaggi completati verso l’ultimo terzo di campo notiamo come il centrocampista ex Sassuolo stia cercando con più insistenza (e stia anche trovando) la via per raggiungere le zone più pericolose a livello offensivo, un dato confermato dalle Shooting Creating Actions (azione che scaturiscono direttamente un tiro) e dai Key Passes (passaggi che portano il compagno alla conclusione diretta).

È nella sua presenza in area (o nei pressi dell’area) e nel coraggio che sta prendendo di gara in gara che però notiamo i valori più alti. Pellegrini tira molto di più, di conseguenza segna di più, tocca mediamente il doppio di palloni in area di rigore rispetto alla scorsa stagione, ma soprattutto tenta più dribbling.

 

Quello che la Roma sta ammirando adesso però non è un calciatore nuovo. Allenatori come Di Francesco, Ranieri, Fonseca e adesso Mourinho non scelgono di far giocare più di 30 partite l’anno a un ragazzo che ha avuto moltissima concorrenza in quei ruoli totalmente a caso.

Lorenzo Pellegrini da mezzala timorosa, meccanica, ma sempre qualitativa qual era al Sassuolo e nella prima stagione alla Roma, è diventato un centrocampista offensivo totale. Sa come portare palla, sa trascinare la squadra, sa creare occasioni da gol, sa procurarsele persino da solo. Mourinho, come spesso ha fatto nella sua grande carriera, ha raccolto il meglio della scorsa stagione di Pellegrini, e l’ha responsabilizzato di più. Una scelta che nessuno ha avuto il coraggio di fare, ma che il portoghese ha rischiato fin dall’inizio, sia annunciando come cosa fatta il rinnovo contrattuale ben prima che venissero apposte le firme sui contratti, poi parlando di “3 Pellegrini” quando ricominciava ad affacciarsi sul 7 il fantasma dei criticoni romani. La cessione di Dzeko, la fascia indisputatamente assegnata a lui, forse anche la voglia di rivalsa per l’Europeo saltato via in maniera beffarda, hanno forse fatto il resto.

L’importanza del nuovo capitano giallorosso si è notata soprattutto durante la sua assenza, nel derby di Roma. Senza la sua capacità di dare pausa alla squadra, e di scegliere di velocizzare l’azione quando sente l’odore dell’occasione, la squadra di Mourinho ha avuto difficoltà a sopraffare i cugini.

In quella che sembra veramente la stagione della consacrazione (sic) per lui, in realtà non stiamo scoprendo un nuovo giocatore, non è neanche una delle strane magie di cui Mourinho ha riempito la propria carriera (vedi ripristinare al calcio vero Sneijder, convincere Eto’o del ruolo di esterno offensivo, trasformare Fellaini in una sorta di punta centrale), è la graduale crescita ed evoluzione di un calciatore che ha avuto delle qualità sempre ben evidenti, che le ha coltivate, fatte crescere, contemporaneamente limando i limiti e i difetti del proprio gioco.

 

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