La finale di FA Cup è la data che ogni tifoso inglese, all’inizio della stagione, segna sul calendario con la speranza, o più spesso il sogno, che la propria squadra possa farne parte. Quest’anno ad arrivare fino all’ appuntamento finale del trofeo più antico del mondo sono state Chelsea e Leicester.

Il Chelsea, finalista nella scorsa stagione quando fu sconfitto dai rivali dell’Arsenal, si apprestava a giocare la prima delle due finali di questa incredibile stagione (il 29 a Oporto sarà finale Champions), partita non nel migliore dei modi con Lampard e poi decollata grazie alla mano di Tuchel che ha saputo imprimere una svolta tattica importante. Il Leicester invece si presentava all’appuntamento con la storia per mettere il nome, per la prima volta, tra i trionfatori in FA Cup, esattamente 5 anni dopo lo storico titolo in Premier League.

Nel sempre fantastico scenario di Wembley, questa volta aperto a 20mila tifosi festanti, le due squadre vanno sul sicuro presentando il loro sistema tattico migliore: 3-4-3 per Tuchel con i soliti Jorginho e Kantè in regia e Werner in attacco affiancato da Ziyech e Mount, dall’altro lato Rodgers rinuncia a Maddison acciaccato e conferma il suo 3-5-2 con la coppia d’attacco di questo finale di stagione Vardy-Iheanacho.

La partita, come spesso accade nelle finali, è ruvida, tesa ed eccessivamente tattica. Le squadre non tirano mai in porta nel primo tempo e il gioco staziona spesso al centro del campo senza guizzi degni di nota né da una parte che dall’altra. Entrambe le squadre provano a sorprendere le rispettive retroguardie cercando la profondità. Il Chelsea prova sempre a servire Werner dietro la difesa appena ne rileva l’occasione sperando che il tedesco possa impensierire le Foxes con le sue improvvise sgommate che aprono occasioni per sé e per i compagni. Il Leicester agisce con due punte che si alternano nei movimenti: Iheanacho viene incontro mentre Vardy, sempre pericoloso a campo aperto, cerca la profondità. La scelta non sempre paga con il nigeriano spesso lontano dalle sue zolle preferite e bloccato facilmente dalla retroguardia Blues.

La posizione del campo relativa alle occasioni in cui Iheanacho ha perso il possesso.

I Blues riescono comunque a mantenere il possesso con più costanza e cercano l’overload sulla parte sinistra del campo aprendo poi il campo sull’altro versante dove agisce un Azpilicueta più alto del solito. Come si nota dal frame sotto, Il capitano del Chelsea usa tutta la sua intelligenza tattica per avanzare con i tempi giusti e si posiziona quasi all’altezza degli attaccanti per sorprendere il Leicester sul lato debole.

L’azione però si infrange spesso sulla trequarti dove l’arcigna difesa del Leicester composta da Evans, Fofana e Soyuncu vince quasi tutti i contrasti. In fase di impostazione, è proprio il turco Soyuncu ad assumere una posizione da terzino creando la cosiddetta costruzione 2+1 con uno dei centrali che si stacca e il terzino su quel lato avanza di 20-30 metri per favorire l’avanzamento della palla.

Nella ripresa, il match segue il medesimo canovaccio del primo tempo, con le squadre poco ordinate in campo a causa della grande fisicità in campo che si concretizza in una lunga serie di cambi di possesso. Quando le occasioni latitano e le squadre neutralizzano ogni mossa tattica dell’avversario, a decidere l’incontro è spesso una giocata estemporanea. E questo avviene puntualmente al minuto 61, con Tielemans che, dalla distanza, scaglia un pallone all’incrocio dei pali imparabile per Kepa, portando in vantaggio il Leicester.

Come da immagine seguente, l’unico appunto che si può fare alla difesa del Chelsea è quello di avere concesso troppo spazio ad un eccellente tiratore come Tielemans, schiacciandosi troppo per via di una possibile imbucata per Vardy, sempre abile nel tenere i difensori impegnati.

leicester

Tuchel chiede una reazione ai suoi e, nel giro di pochi minuti, effettua tutti i cambi a sua disposizione: Chilwell in particolare, entrando al posto di un timido Marcos Alonso, si rende protagonista di svariati inserimenti in area con e senza palla e da uno di questi nasce una carambola che sarebbe valsa il pareggio se l’esterno inglese non fosse stato in fuorigioco di pochi centimetri.

Il Chelsea prova il forcing disperato alla ricerca del gol con il Leicester arroccato in difesa ma Schmeichel si rende protagonista di un paio di parate fenomenali che chiudono la porta al Chelsea e consegnano il trofeo alle Foxes. Il Leicester ha chiuso il match con gli esterni Albrighton e Castagne che si allineavano ai tre centrali formando così una linea a 5 rafforzata dalla presenza di Ndidi (ottimo il duello con Kantè in mezzo) davanti alla difesa.

Il Chelsea ha pagato l’inefficacia dei giocatori offensivi negli ultimi 20 metri e l’assalto finale è stato dettato più dalla spinta emotiva che da variabili tattiche. In una partita avara di occasioni, il Leicester ha capitalizzato l’unico gol del match facendo affidamento su un imperiale Söyüncū, il migliore in campo con l’autore del gol Tielemans. Il centrale turco ha messo assieme numeri difensivi importanti con 4 tiri bloccati e ben 7 duelli aerei vinti e ha guidato il reparto con leadership e grinta da vendere. Il Chelsea ha completato quasi il doppio dei passaggi (610 contro 344) e ha effettuato più cross (30 a 11) ma, complice anche la giornata non brillante di Jorginho, ha trovato pochi sbocchi alla sua manovra che non fossero prevedibili cross dalla trequarti.

leicester

Per Rodgers e i suoi, un trionfo dai connotati storici che potrebbe essere impreziosito dalla qualificazione alla Champions del prossimo anno. Gran parte della qualificazione passerà ancora una volta da uno scontro con il Chelsea, questa volta in Premier League, in programma soltanto 72 ore dopo la finale di FA Cup. A Wembley però c’era un trofeo da alzare al cielo al termine della sfida e quel trofeo, l’hanno alzato le Foxes.

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