Nel primo scontro ad eliminazione diretta della Champions 2020/2021 i campioni d’Italia della Juventus affronteranno Mercoledi 17 febbraio il Porto, squadra vincitrice dello scorso campionato portoghese. A guidare il club di Oporto è una vecchia conoscenza del calcio italiano, Sergio Conceicao, che vanta sei stagioni da calciatore con le maglie di Lazio, Parma e Inter.

Il tecnico di Coimbra è arrivato al Porto nel 2017 dopo una positiva esperienza in Ligue One nel Nantes: al primo anno ha condotto il club al titolo di campione del Portogallo dopo cinque anni di attesa, un digiuno lungo per chi ha vinto il 33% dei campionati disputati, facendo poi il bis nella scorsa stagione.

Sin dalla prima stagione, la principale caratteristica dell’allenatore portoghese è stata la flessibilità tattica e la capacità di adattare il proprio schieramento alle diverse caratteristiche e qualità degli avversari incontrati. Ad esempio, nella stagione in corso in occasione delle due gare contro un avversario di livello superiore quale il Manchester City di Pep Guardiola, Sergio Conceicao ha scelto di adottare uno schieramento difensivo a 3 centrali, novità pressoché assoluta rispetto alle passate stagioni e riproposta una sola altra volta in campionato.

Per presentare la squadra in vista della gara con la Juve ho approfondito le gare disputate contro Benfica e Sporting Braga ad inizio 2021 ed il doppio scontro con il Manchester City nel girone eliminatorio di Champions, in considerazione delle possibili analogie.

Pur in un contesto flessibile, appaiono alcuni punti fermi nel modello di gioco dei Dragoes, a partire dallo scarso ricorso alla costruzione dal basso; il Porto opta spesso per la costruzione lunga, successiva ad alcuni passaggi tra i difensori centrali ed il portiere, l’argentino Agustin Marchesin che ha un calcio preciso col quale scavalca le linee avversarie. Destinatario principale di questa soluzione è la prima punta Moussa Marega che si propone a ricevere in preferenza sul lato destro del campo, zona che occupa con più frequenza e nella quale va inoltre a proporsi nello sviluppo dell’azione anche con smarcamenti fuori linea.

 

 

 

Sempre in riferimento alla fase di possesso, i due centrocampisti centrali Uribe e Sergio Oliveira si propongono solo per appoggi frontali oppure, a turno, si abbassano tra i due centrali senza però un significativo contributo alla costruzione del gioco. Mancano gli smarcamenti orientati in avanti, tali da poter costruire gioco con passaggi filtranti.

Nelle partite giocate con la difesa a 3, in particolare nella gara di ritorno in cui era maggiore la densità centrale (schieramento 3-5-2) il Porto ha tenuto leggermente più palla dietro, probabilmente con l’obiettivo di attirare la pressione avversaria ed aprire così spazi in profondità.

Il talentuoso messicano Corona è il giocatore più importante nella fase di rifinitura: nel 4-4-2 parte a destra ma tende frequentemente a cambiare lato, proponendosi soprattutto nell’half space di sinistra. Nello schieramento 5-3-2 (gara di ritorno contro il City) ha giocato a fianco di Marega occupando preferibilmente la parte sinistra del campo, potendo così sfruttare al meglio il piede destro per giocate filtranti in profondità.

Qualora Conceicao opti per un 4-4-2 oppure un 5-4-1 (come nella gara di Manchester) nella posizione di esterno sinistro troviamo abitualmente il colombiano Luis Diaz, piede destro, che tende a ricevere sulla linea laterale per poi entrare nel campo oppure ad occupare stabilmente la zona di trequarti campo.

La versione più offensiva della squadra portoghese prevede la presenza di un altro attaccante, l’iraniano Mehdi Taremi, capocannoniere della squadra in campionato con 9 gol, che si occupa soprattutto dell’attacco alla profondità ed è abile a smarcarsi in area di rigore.

Non traggano in inganno i 9 gol segnati in campionato dal centrocampista Sergio Oliveira, poichè 6 di questi sono realizzati su calcio di rigore. Sia Oliveira che Uribe hanno prettamente compiti di presidio e copertura sulle eventuali transizioni difensive, le quali potrebbero costituire un punto debole della squadra di Conceicao, come accaduto in particolar modo nella gara contro il Benfica e che potrebbero indirizzarlo alla scelta del 532.

Venendo alla fase difensiva, Pepe costituisce il leader carismatico della retroguardia del Porto. Il centrale 37enne, brasiliano ma naturalizzato portoghese, guida la linea che tendenzialmente è alta, conseguenza della volontà di Conceicao di attuare un pressing offensivo sulla costruzione avversaria.

Anche con lo schieramento 3-5-2, contro la costruzione avversaria a 3, sulla costruzione iniziale avversaria il Porto ha tentato di mantenere un baricentro alto: le due punte Marega e Corona si occupavano di chiudere le giocate sui due centrali di parte, indirizzando la giocata centrale: sul centrocampista centrale usciva quindi uno dei tre centrocampisti.

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Col passare dei minuti la squadra di Conceicao si è abbassata, limitando così le potenziali transizioni offensive. Un adattamento osservato nel corso del primo tempo è stato proprio il diverso comportamento sul mediano avversario, sul quale a turno lavorava prevalentemente Marega ed in seconda opzione Corona.

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La compattezza tra le linee di difesa e centrocampo non è sempre impeccabile e la linea difensiva non viene rotta per uscire sugli eventuali avversari liberi in zona trequarti, dunque l’occupazione efficace di questa porzione di campo potrebbe essere un’arma efficace nel prossimo confronto di Champions.

Se il baricentro del Porto dovesse essere molto basso questo renderebbe poco significative le transizioni offensive, le quali possono essere principalmente innescate da Marega, punta fisica molto disposta al sacrificio nella fase di non possesso palla.

Infine va ricordato che una particolare attenzione meritano le palle inattive contro, nelle quali Pepe può far valere le sue grandi doti di colpitore di testa.

 

 

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