Dopo la brutta batosta di Bodo, la Roma scende in campo con l’undici titolare, e con il solo Ibanez confermato dalla trasferta norvegese, come ampiamente anticipato da Mourinho in conferenza stampa sabato.
Spalletti si affida alla sua formazione più affidabile, un 4-3-3 in parte mascherato da 4-2-3-1, con Anguissa davanti la difesa, Fabian Ruiz e Zielinski a muoversi per tutto il centrocampo e la trequarti a collegare i vari reparti, Insigne e Politano sulle fasce e il solito Osimhen in attacco.
La partita dell’Olimpico è subito carica di contenuti e vibrante. Il primo tempo è contraddistinto da una grande gara difensiva di entrambe le squadre.

In questo caso vediamo la Roma pressare i centrocampisti del Napoli quasi usando un triangolo. Pellegrini su Ruiz, Veretout si alza molto su Anguissa, Cristante tiene a bada Zielinski, sempre pericoloso con la sua posizione “galleggiante” fra trequarti e centrocampo
La Roma ha fatto meglio nella parte iniziale del primo tempo, puntando soprattutto sul lato destro, dove Zaniolo giocava largo per mettere in difficoltà Mario Rui, creando potenziali pericoli, cercando sempre di saltare l’uomo (anche se puntualmente raddoppiato, se non triplicato), ma sbagliando quasi sempre la scelta in rifinitura.

La Roma tiene Vina sempre alto, sulla linea dei trequartisti, mentre è Zaniolo a destra a giocare in ampiezza. Poche le palle buone ricevute da Pellegrini, il giocatore che finora meglio ha fatto per i giallorossi.

I numeri di Zaniolo si somigliano di partita in partita. Prova pochi passaggi, ne sbaglia diversi, perde tante palle (24, dieci in più di Vina che è il secondo della Roma in questa speciale classifica) ma è sempre una spanna sopra tutti per duelli tentati e duelli vinti.
Gli azzurri hanno puntato molto sul lato destro, cercando di isolare Vina e puntarlo con Politano. I partenopei hanno preso il controllo del pallone nella seconda parte del primo tempo per poi, sostanzialmente, non lasciarlo più. Con Koulibaly primo regista della squadra e quasi sempre lasciato libero di avanzare nell’half space sinistro (ovviamente in zona difensiva) e di cercare le combinazioni con Insigne e Zielinski da quel lato. Il centrale senegalese ha cercato con insistenza la verticalizzazione e il passaggio fra le linee, ogni tanto trovando qualche buona soluzione, ma incontrando spesso la resistenza di una Roma abbastanza ordinata nel mantenere le linee di centrocampo e difesa strette.

Il Napoli ha messo in difficoltà la Roma quando ha trovato Insigne fra le linee, nella zona preisidiata da Karsdorp, Zaniolo e Cristante. L’ala azzurra ha una maestria nel gioco di rifinitura, nella ricezione nei mezzi spazi e nel capire come giocare spalle ai lati degli avversari. In questi casi, la Roma ha rischiato, per il resto il piano di Mourinho ha funzionato.
Roma-Napoli è stata una partita piena di emozioni seppur priva di gol, con tantissimi contenuti tattici, ed ha consolidato le sensazioni di inizio gara. Il Napoli è una squadra strapiena di qualità, che ama partire da dietro con sicurezza ed evita di scoprirsi grazie ad un’impostazione che tiene almeno 4 giocatori fissi a badare per bene alle transizioni difensive, ma che soprattutto applica un’ottima riaggressione. Il segreto della fase difensiva della squadra di Spalletti è probabilmente questo: ogni volta che la squadra perde palla è bravissima a recuperarlo, basandosi molto sulle capacità individuali di Anguissa, un vero maestro nel gestire queste fasi concitate del gioco.
Mourinho ha invece avuto la reazione emotiva che cercava dopo la brutta batosta norvegese. Gli undici che il portoghese ha scelto hanno interpretato al massimo la gara, in particolare la coppia difensiva formata da Ibanez e Mancini (che finora non era stata affidabile) ha gestito la minaccia Osimhen magistralmente, muovendosi all’unisono e alternandosi nella ricerca dell’anticipo e nella copertura della profondità (l’azione del palo del nigeriano, con Ibanez e Mancini che vanno a schiantarsi sul legno pur di salvare la porta è emblematica in questo senso).
Andando ad analizzare le statistiche avanzate si nota abbastanza chiaramente la divisione in 2 tronconi della gara, con la Roma che ha generato più Expected Goals, con alcuni picchi in particolare sulle occasioni di Abraham e Mancini, e che è stata quasi matematica nella creazioni di chance per tutta la gara, mentre il Napoli ha aumentato vertiginosamente la propria pericolosità nella ripresa, quando ha avuto il possesso della palla con continuità ed ha provato a far smuovere la difesa di Mourinho con il gioco di posizione.
Il Napoli blocca la propria striscia di vittorie consecutive, ma non accoglie il pareggio di Roma come un risultato del tutto negativo. I due tecnici alla vigilia del match avevano rassegnato le loro preoccupazioni, conoscendosi bene a vicenda e conoscendo i pregi e i difetti delle loro squadre, per questo probabilmente ci sono stati momenti della partita in cui nessuna delle due squadre ha forzato la giocata, momenti in cui la Roma ha sostanzialmente rinunciato a pressare alta, per paura di aprire spazi fra le linee, e il Napoli a forzare la giocata, per paura di aprire troppo il campo per le transizioni dei magnifici 4 di Mourinho.
COSA CI LASCIA QUESTO MATCH?
Il Napoli ha comunque tenuto la testa della classifica e la porta inviolata, ancora una volta, non ha snaturato le proprie idee di gioco ed ha una rosa abbastanza larga per prepararsi al meglio ai prossimi impegni (in teoria molto più alla portata). Spalletti sta sviluppando un gioco che allo stesso tempo fa scoprire poco la squadra e ne esalta alcuni pregi, certo deve capire come sfondare meglio le difese che si chiudono bene.
La Roma dovrà affrontare la sempre difficile trasferta di Cagliari, per poi ricevere il Milan all’Olimpico e cercare la vendetta sportiva contro il Bodo. 3 partite che nascondono difficoltà ed insidie. Mourinho ha già praticamente annunciato la formazione di giovedì prossimo (assurdo, ma ha già detto che giocherà con molti titolari) e non ha quindi molta intenzione di reintegrare in gruppo gli epurati di Bodo. Un grosso problema sarà quindi quello di gestire le energie in vista di un tour de forcee importante. A livello di gioco finalmente la difesa (almeno in campionato) sembra aver registrato i comportamenti e i movimenti giusti, bisognerà migliorare in lucidità sotto porta per fare più punti nelle prossime gare.
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