Lazio – Juventus è stato uno dei piatti forti della 13a giornata di Serie A, arrivata dopo la sosta per le nazionali. La sfida tra i tecnici Sarri e Allegri era infatti molto attesa per i trascorsi juventini del tecnico biancoceleste che prese il posto proprio di Allegri nell’estate del 2019. Notevoli i motivi di interesse anche a livello tecnico-tattico: tante, infatti, sono le differenze nel credo tattico dei due tecnici che stanno provando, non senza difficoltà, a plasmare le proprie squadre, in questa prima parte di stagione.

All’Olimpico le due squadre sono arrivate però senza i loro uomini chiave: da una parte Ciro Immobile, capocannoniere, al pari del viola Vlahovic, di questo campionato e dall’altra, Paulo Dybala, la stella della squadra dopo l’addio di Cristiano Ronaldo. Proprio a causa dell’assenza del suo bomber, Sarri ha provato ad affidarsi, al centro dell’attacco, a Pedro, non impiegato in quella posizione dai tempi di Barcellona. Lo schieramento rimaneva comunque ancorato al suo classico 1-4-3-3 con i due esterni offensivi, Zaccagni e Felipe Anderson a cercare di allargare la difesa avversaria e favorire le avanzate dei due terzini.

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La Juve si è invece presentata con un 1-3-5-2 che in fase di non possesso diventava un 1-5-3-2 con gli esterni Pellegrini e Cuadrado che si abbassavano sulla linea dei difensori. L’uscita prematura dal campo del centrale di destra Danilo, a causa di uno scontro dal quale è uscito malconcio dopo appena un quarto d’ora, ha forzato Allegri a ridisegnare la sua Juve con un 1-4-3-3 che ha decisamente dato alla squadra una maggiore pericolosità nell’arco di tutta la partita. Anche qui, in fase di non possesso i due esterni alti rientravano a centrocampo per formare una linea di 5 per un 1-4-5-1 molto compatto.

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La partita ha preso una svolta dopo 23 minuti, quando la Juventus ha conquistato un calcio di rigore, realizzato poi da Bonucci. Dopo una prima fase del match dal ritmo basso, il cambio di modulo e la situazione di vantaggio hanno dato alla Juventus l’occasione di aspettare e colpire con rapide ripartenze mentre la Lazio faticava a penetrare nell’area di rigore juventina ben difesa dalla coppia centrale Bonucci – De Ligt con il supporto di Rabiot che si occupava di marcare Milinkovic-Savic quando il serbo riempiva l’area sui cross dalle fasce e sulle imbucate centrali.

L’ingresso di Kulusevski ha dato alla Juventus un’opzione in più in transizione e ha così creato problemi alla Lazio. Appena i bianconeri rompevano il possesso dei biancocelesti, i due esterni si lanciavano in profondità per aggredire lo spazio e allungare la Lazio, mentre Morata veniva incontro per fornire l’appoggio centrale. L’undici di Sarri dimostrava quindi di soffrire la velocità dei bianconeri e di non aver ancora implementato con efficacia l’indicazione tattica in fase di transizione negativa, ovvero aggredire il portatore per stroncare sul nascere il tentativo di contropiede.

In questa occasione, in avvio di ripresa, appena riconquistata palla, la Juve lancia Chiesa che supera sullo slancio 4 avversari e crea una situazione potenziale di 4 contro 2.

A causa di un’uscita spesso fuori tempo, la Lazio si scopriva troppo facilmente alle rapide sgroppate di Chiesa e Kulusevski mostrando così i limiti di una difesa poco reattiva e raramente in sincronia. In un’altra occasione simile, Chiesa ha infatti conquistato il secondo calcio di rigore del match dopo essere sfuggito nuovamente alla difesa laziale e aver saltato anche Reina, autore anche del fallo che ha decretato il tiro dal dischetto.

Forte del raddoppio la Juventus ha poi ulteriormente messo in difficoltà la Lazio con altre occasioni. L’1-4-3-3 si è dimostrato il vestito perfetto per questa squadra che ha lasciato l’iniziativa agli avversari senza mai correre grandi pericoli e ha dispiegato giocatori estremamente abili nella conduzione della palla in velocità nello spazio. L’unica pecca mostrata dagli interpreti juventini è stata quella di non aver sempre preso la decisione giusta in occasione di alcune giocate che avrebbero potuto essere gestite diversamente.

Per quanto riguarda la Lazio, l’assenza di Immobile si è rivelata, ovviamente, molto pesante. Sarri, nella ripresa, ha provato a impiegare Felipe Anderson al centro ma la mossa non ha dato risultati anche per l’incapacità della Lazio nel riuscire a trovare un’alternativa, o quantomeno uno sbocco, al possesso palla insistito sulla trequarti offensiva. Come si può notare dalle heatmap del match, nonostante il baricentro alto e i tanti tocchi sulla trequarti la Lazio non è riuscita ad accedere nell’area di rigore juventina e ha spesso finito perdendo il possesso del pallone. Il rischio di questo stile di gioco potrebbe essere quello di dipendere eccessivamente dall’ispirazione delle mezzali Luis Alberto e Milinkovic nel creare opportunità.

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La Juventus ha invece trovato una prova convincente da elementi piuttosto criticati nell’ultimo periodo: Rabiot si è applicato costantemente in fase di non possesso schermando Milinkovic e ha interpretato bene la partita “verticale” dei suoi. Pellegrini, agendo da terzino sinistro bloccato, ha tamponato con buona efficacia lo sviluppo esterno biancoceleste con le sovrapposizioni di Lazzari mentre Cuadrado, sul versante opposto, era più libero di avanzare e prestare la sua corsa ai veloci attacchi della Juve.

Una fase di transizione negativa della Juve: da evidenziare il comportamento di Locatelli che arretra tra i due centrali chiudendo la profondità mentre Rabiot è bravo a rincorrere Luis Alberto bloccandogli la conclusione.

Come si apprezza dalle statistiche del match, il predominio nel possesso di palla della Lazio non si è mai tramutato in nette occasioni da gol anche per merito dell’organizzazione della Juventus.

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I numeri del match forniti da FotMob.

Gli opposti stili di gioco delle due squadre non hanno prodotto un match eccessivamente spettacolare. Gli episodi hanno avuto il loro peso all’interno di un match che ha senza dubbio visto la Juventus adattarsi meglio alle diverse situazioni attraverso la compattezza spesso predicata da Allegri mentre l’idea di gioco della Lazio non può prescindere dalla presenza di Immobile, fermo restando la difficoltà nella rendere più efficace la manovra e l’affannosa ricerca delle giuste spaziature senza palla.

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