Analisi tattiche

Roma-Benevento, il ritorno del 4-2-3-1

On Ottobre 19, 2020
By Benedetto Greco | 0 Comments

La seconda vittoria consecutiva per Fonseca in campionato arriva in un Roma-Benevento pieno di spunti tattici, di novità e di buone notizie per i giallorossi, pur contenendo sempre qualche difficoltà difensiva, difficoltà che evidentemente la squadra condivide con tutto il campionato, che sta avendo un incremento di gol (e quindi anche di errori in fase difensiva) veramente impressionante, e che rende ogni partita sempre più incerta e spettacolare.

I cambi rispetto ad Udine

L’infortunio di Smalling ha tolto una certezza per Roma-Benevento, Fonseca immaginando che la squadra di Inzaghi avrebbe difeso con un blocco medio-basso, ha deciso di togliere un difensore centrale, per aumentare la quantità e la qualità sulla trequarti, assecondando in qualche modo le buone prestazioni che Lorenzo Pellegrini aveva fatto in nazionale, giocando come falsa ala sinistra.

Per dare pulizia al gioco dietro quindi l’allenatore Fonseca è tornato all’originario 4-2-3-1, con quattro giocatori ad occuparsi dell’uscita della palla da dietro, i due terzini alti, e i 4 giocatori offensivi ad occupare la trequarti. Insomma, un ritorno al passato, al periodo più florido della Roma di Fonseca, quello che coincideva con la fine del 2019.

Roma-Benevento

Cristante era dato come centrale di difesa dalle grafiche pre-partita, in realtà ha giocato come mediano davanti la difesa, con Veretout ad affiancarlo

La prova del centrocampista ex Atalanta e Milan è stata positiva, ha influenzato bene il gioco della squadra, ha toccato più palloni di tutti (72, dopo lui Mkhitaryan 67 e Spinazzola con 63), probabilmente ha convinto anche i più scettici. In effetti Cristante non aveva quasi mai ben figurato nel ruolo strano di centrale difensivo, adesso è verosimile che con il ritorno di Smalling tornerà a vestire un abito che gli sia più adatto.

Roma-Benevento e la coperta corta

Abbiamo già visto in questo biennio come questo sistema di gioco abbia sempre impattato positivamente sulla produzione offensiva, ma abbia anche creato degli scompensi nelle transizioni difensive. Portare i terzini in zone così alte del campo, ingolfare la trequarti con 4 uomini, a volte anche 5, e lasciare la gestione della fase difensiva a 3/4 uomini è un rischio che Fonseca ha scelto di prendere per ridare fiducia al suo giocatore più importante.

Roma-Benevento

Occupazione della trequarti con Mkhitaryan, Pedro, Dzeko e Pellegrini stretti e vicini, importanti in quella posizione per far abbassare la squadra avversaria e allo stesso tempo dare pochi punti di riferimento ai centrali difensivi

Non è un caso che Edin Dzeko sia tornato a dettare i tempi dell’attacco, con i suoi tipici movimenti a venire incontro, i suoi lanci sul lato debole, le sue corse dall’interno verso l’esterno per aprire i varchi per i compagni, in generale con la sua influenza decisiva su tutto il fronte offensivo.

Più giocatori di talento avvicini al bosniaco, più lo rendi felice. È un assioma che abbiamo imparato in questi anni, anche notando le partite abuliche in cui il capitano della Roma doveva lottare contro 2 o 3 centrali, vincendo parecchi duelli aerei, ma ritrovandosi a predicare nel deserto.

Dzeko e Pedro stanno sviluppando un’intesa particolare “sul lungo”. Il bosniaco viene incontro e pennella per l’ex-Barça, che attacca la profondità quasi sempre sul lato del terzino.

Situazione simile, con Glik portato fuori posizione dal movimento di Dzeko. Pedro qui guadagna il rigore del 3-2, decisivo per lo sviluppo della gara

I gol subiti

In realtà i gol subiti dalla Roma sono nati da due situazioni che erano facilmente gestibili. Il gol di apertura della gara (il solito gol dell’ex) nasce da una palla gestita male a ridosso della propria area di rigore, con la difesa schierata, Santon e Mancini che non si intendono su chi deve uscire sul marcatore, ed anche una buona dose di fortuna di Caprari nella deviazione.

Per quanto riguarda il rigore, nato da un errore in fase di impostazione, si denotano alcuni aspetti che sono ormai caratteristici della Roma di Fonseca:

  • un calo di concentrazione netto all’inizio delle partite, e all’inizio dei secondi tempi;
  • l’assenza di una sicurezza quando si difende dentro l’area di rigore (e in questo il ritorno di Smalling sarà importante);
  • una certa indecisione quando si deve gestire la palla da dietro in fase di possesso, che porta i centrocampisti e i difensori della squadra di Fonseca spesso a fare questi errori “semplici” (ricordiamo Diawara in Roma-Sampdoria).

Aspetti sui quali Fonseca dovrà riflettere, pur avendo fatto dei grossi passi avanti nella gestione della rosa in toto, come visto in Roma-Benevento.

Una volta ottenuto il vantaggio del 3-2 la Roma è tornata al modulo che aveva contraddistinto le ultime gare, difendendo quindi a 5 con Cristante centrale.

I cambi sono stati finalmente fondamentali, e saranno importanti adesso che comincia l’Europa League, e il modo in cui Fonseca ha ormai insegnato alla squadra a switchare da un modulo all’altro, a seconda dei momenti della gara, è segno di crescita e di adattamento alle situazioni che ogni partita ed ogni avversario ti mette davanti.

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