Real Madrid-Barcellona 2-6, il ritorno del falso nueve

Non era ancora un Barcellona che basava le proprie azioni sulla salida lavolpiana. Non ce n’era bisogno, le squadre avversarie non erano organizzate per pressare coralmente, così si vedono più spesso Xavi e Tourè davanti la difesa, a far progredire la palla da dietro.
Qui cominciamo già a intravedere l’importanza dell’occupazione dell’ampiezza, e degli spazi di mezzo.
Qui l’azione dell’1-1, il movimento dell’argentino non è letto bene dai madrileni, il centrocampo è svuotato, Cannavaro lo segue ma apre lo spazio per l’inserimento di Henry, letale alle spalle di Ramos
Questa la situazione che Guardiola aveva notato studiando il Real. L’enorme spazio che la squadra madrilena lasciava fra centrocampo e difesa, che poteva essere occupata perfettamente dall’argentino.
Ovviamente il movimento di Messi ne aziona altri che hanno decisamente messo in crisi la difesa del Real Madrid. L’argentino viene incontro, Eto’o e Henry più larghi attaccano la profondità, aspettando il servizio di uno dei due compagni, o allargando facendo abbassare la difesa
La mossa di Guardiola da una superiorità numerica a centrocampo che condizionerà la gara. La capacità quasi naturale che i calciatori del Barcellona hanno di associarsi ai compagni per creare triangoli o rombi per tutto il campo farà tutto il resto. Guardate com’è scomposta la linea difensiva del Real, come i due centrocampisti (Gago-Diarra) siano sempre presi in contrattempo dai movimenti dei giocatori di Guardiola
Ancora superiorità numerica scacciante a centrocampo, la linea difensiva deve scappare, si crea uno spazio enorme per le giocate e le combinazioni sulla trequarti

La mimica di Gago (vicino a Messi) dice tutto. Nessuno “prende” il movimento di Messi, la copertura dei due mediani così viene a saltare, in più il Barcellona fa progredire la manovra tenendo i centrocampisti vicini, pronti alla riaggressione

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