Arsenal-Manchester United: un eloquente pareggio frena ancora Solskjaer
Non è stata una sfida esaltante, quella che ha visto contrapposti Arsenal e Manchester United. I Gunners arrivavano a questo classico del calcio inglese da 6 risultati utili consecutivi in Premier League, e una squadra finalmente con le idee chiare, mentre lo United aveva perso la testa della classifica, inciampando contro lo Sheffield United.
Le scelte iniziali degli allenatori sono state simili. Entrambi hanno prediletto il 4-2-3-1 come sistema di gioco iniziale, con delle sostanziali differenze. Se Arteta si è affidato a una coppia di esterni abbastanza classica (Martinelli a sinistra, Pépé a destra), Solskjaer ha adattato Pogba al ruolo di esterno sinistro del suo sistema di gioco molto fluido. In effetti il francese è stato la chiave che ci permette di capire qual era la strategia dell’allenatore norvegese.

In questa lavagna tattica, vediamo come Pogba agisca da esterno puro, spostandosi vicino alla linea laterale e dando una chiara linea di passaggio a Shaw, con Fred che si allargarva per dare un ulteriore scarico

Solskjaer ha tuttavia dato molta liberà a Pogba di muoversi su quel lato del campo, così il Manchester United andava anche a comporre il più tradizionale rombo, con il francese mezzala sinistra, Bruno Fernandes trequartista, Fred e McTominay a scambiarsi le due posizioni restanti.
L’intento di Solskjaer era quello di mettere in difficoltà la fragile difesa dell’Arsenal sovraccaricando la trequarti, e dando più linee di passaggio possibili a Bruno Fernandes. Inoltre Pogba era un’ottima arma per risalire il campo con dei passaggi alti e diretti, nel caso in cui Gunners avessero organizzato una pressione ben organizzata.
Nel primo tempo le due squadre si sono prima fronteggiate ad armi pari, non riuscendo ad iniziare bene le azioni da dietro, compiendo tante imprecisioni, e non arrivando con continuità e pericolosità nei pressi dell’area avversaria. Nella seconda parte della prima frazione di gioco è lo United che intensifica le operazioni d’attacco, occupando bene la trequarti con tutti i suoi uomini offensivi, e creando le occasioni più pericolose della gara, ma non dando mai l’occasione di essere letale.
L’Arsenal, dal canto suo, si è abbassato difendendosi con un 4-4-2 abbastanza solido, con gli esterni di centrocampo che addirittura scalavano nella linea difensiva quando la palla era laterale, per creare praticamente una linea a 5. Dal 25′ in poi, infatti, il Manchester United ha totalizzato addirittura il 76% del possesso palla, andando al tiro 6 volte.

Il sistema difensivo dell’Arsenal ha retto abbastanza bene. I giocatori di Arteta hanno diligentemente assolto ai loro compiti, ed è sembrato anche abbastanza chiaro che fosse una strategia ben definita quella di lasciare il pallone ai Red Devils e coprire bene le zone centrali del campo.
Al 36′, tuttavia, McTominay è uscito dal campo per un infortunio e ha lasciato spazio a Martial, con Pogba che ha dovuto fare un passo indietro e piazzarsi in mediana, di fatto facendo fare un passo indietro anche alla strategia che Solskjaer aveva prestabilito.
Nel secondo tempo l’Arsenal ha preso coraggio, ed ha saputo contendere meglio la palla al Manchester United (49-51 come percentuale di possesso palla solo nella seconda frazione di gioco) ed andando più spesso al tiro.
Andando ad analizzare la timing chart di Understat, le due squadre si sono equivalse dal punto di vista degli Expected Goals nel primo tempo, ed avrebbero continuato anche così nel secondo tempo non fosse stato per il picco che notato attorno al 60′, quando Cavani ha sbagliato una big chance che, secondo il modello del sito che stiamo citando, valeva da solo 0,65 xG (quindi praticamente un rigore).

L’ormai tipica impostazione a 3, con un mediano che si abbassa nella posizione di centrale difensivo, e un altro che rimane scaglionato in avanti
L’Arsenal dal canto suo è diventata una squadra più razionale, meno schizofrenica. Partey sta trovando continuità, e la sua presenza a centrocampo permette di risalire il campo con più precisione, e permette anche ai terzini di salire nelle zone più alte del campo e permettere quindi agli esterni di giocare dentro il campo.
La rivelazione di questa stagione dei Gunners è stato di certo Smith Rowe. Un giocatore molto completo, ieri schierato trequartista, ma di fatto sceso in campo con la chiara funzione di occupare lo spazio fra le linee, e a volte anche di abbassarsi per favorire una giocata a muro e provare ad accelerare la manovra.
Arsenal-Manchester United è così terminato a reti bianche, ma sarebbe potuto essere anche un pareggio con delle reti. L’equilibrio ha retto per quasi tutto il match (eccezion fatta per la seconda parte del primo tempo, chiaramente a stampo United), ma gli errori sotto porta, e le generali difficoltà in zona offensiva delle due squadre hanno reso la partita sciatta dal punto di vista del risultato.
Di grande rilievo il lavoro fatto da tutto l’Arsenal nel far toccare meno palloni possibili a Bruno Fernandes nella zona 14. Il portoghese è stato coinvolto pochissimo nella manovra dei suoi con 26 tocchi di palla, per una volta nessun passaggio chiave, e a malapena 18 passaggi completati.

Xhaka prendeva a uomo Fernandes, a volte anche abbassandosi sulla linea difensori, o in alternativa schermava le sue ricezioni, qualcuno era sempre pronto a seguire di conseguenza Pogba.
Forse proprio nella partita opaca del portoghese sta la chiave di lettura più importante del match, con l’Arsenal che continua la sua striscia positiva e soprattutto continua con i progressi già visti nelle ultime uscite.
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