Opinioni, Player Analysis

Parma: perché il miglior Kucka non basta

On Febbraio 5, 2021
By Marco De Santis | 0 Comments

Nella sua migliore stagione da quando è In Italia, Kucka è una delle poche note positive di un Parma in apnea.

La prima mezzora di SassuoloParma è appena trascorsa, in un’esatta trasposizione delle identità tattiche delle due squadre. Con il solito gioco di possesso e costruzione avvolgente, i neroverdi hanno conquistato il dominio territoriale e almeno tre nitide occasioni; difesa bassa e ripartenze hanno segnato la gara degli ospiti, protagonisti di un paio di risposte reattive ma alle prese con l’annoso problema di un attacco che punge poco e male, non a caso il peggiore della serie A.

Da qualche minuto, però, D’Aversa ha alzato il baricentro dei suoi per uscire dalla pressione e ritoccato l’assetto con l’avanzamento di Giuseppe Pezzella a quarto di centrocampo. Al trentasettesimo, proprio il laterale riceve palla da Kurtic sull’esterno sinistro, temporeggia di fronte a Toljan, quindi abbassa la testa e punta dritto verso il fondo. Quando il difensore tedesco rallenta la corsa nel tentativo di intercetto, Pezzella ne approfitta e lo supera prendendosi lo spazio per un cross destinato a metà strada tra Ayhan e Chiriches, a prima vista entrambi in controllo della situazione.

 

Libero da marcatura, Kucka punta lo spazio tra Ferrari, impegnato da Cornelius, e Chiriches.

 

Cornelius entra in area al piccolo trotto e osserva lo spunto del compagno fino a staccarsi dalla marcatura di Ferrari. Dietro di lui, Juraj Kucka si avvicina indisturbato con passo felpato. Rispetto al danese, che nel prendere posizione ha il merito di aprirgli un varco, il suo è un inserimento dal ritmo incalzante, diretto e all’improvviso definitivo. Una volta fiutato dove arriverà il pallone, il suo ingresso di soppiatto diventa poderoso e si produce in un movimento con cui stringe sul primo palo e infine sterza in un fazzoletto. Chiriches, che dopo un minuto aveva colpito e costretto proprio Kucka a fasciarsi con un turbante, si accorge tardi dell’errore di valutazione e anche Ferrari, troppo distante per intervenire, può solo guardare l’uomo bendato infilare l’uno a zero.

 

17 gennaio, l’ultimo gol del Parma in campionato. L’illusione creata da Kucka durerà fino all’ultimo minuto di recupero.

 

Le qualità e le scelte di Kucka sono al momento tra le poche risorse di livello a cui il Parma può attingere. In una squadra in grande difficoltà e affossata dalla mancanza di risultati (l’ultima vittoria risale allo scorso 30 novembre contro il Genoa), il profilo del centrocampista slovacco brilla come una luce fioca offuscata dalla nebbia. Malgrado i dubbi di Liverani sul suo ruolo in campo, la capacità di adattamento si è confermata anche quest’anno come uno dei punti di forza dell’ex centrocampista di Milan e Genoa, impiegato come mezzala, trequartista o attaccante esterno – con cambi anche a partita in corso – a seconda delle necessità. Vice capocannoniere di squadra con tre reti insieme a Hernani (Gervinho è quota 4), secondo per Xg per 90’ (0.20) dietro Karamoh, il rendimento è in linea con le annate precedenti, ma risalta in maniera evidente dopo gli addii in estate di Kulusevski e Caprari e il drastico calo di Inglese e Cornelius, sedici gol in due nella stagione scorsa ed entrambi ancora a secco in questa.

 

Arrivato nel gennaio 2019 dal Trabzonspor, Kucka era stato preso come un’opportunità per ovviare all’infortunio di Grassi, ma soprattutto per aggiungere sostanza, duttilità e inserimenti ad una squadra nona in classifica, con numeri non eccelsi in attacco e, tuttavia, una difesa ben più ermetica di quella attuale. A fine stagione il Parma sarebbe scivolato al quattordicesimo posto ma i quattro gol dello slovacco avrebbero contribuito in modo decisivo alla salvezza, oltre ad essere il preludio dell’esaltante scorsa stagione culminata con l’undicesimo posto finale.

Rispetto a un anno fa, Kucka ha incrementato i duelli aerei vinti (è secondo dietro a Cornelius con 52, mentre l’anno scorso è arrivato terzo con 82 totali) e si mantiene sui suoi standard per quelli persi (74 totali vs 34); ha superato il numero di tackle complessivi (è primo a 44 contro i 43 totali della scorsa stagione) e il numero di intercetti (primo a 41, l’anno scorso 29 in totale); insieme a Kurtic è primo per palloni rubati (76), mentre è leader solitario per contrasti vinti (160) e persi (134).

 

Le heat map 2019/20 e 2020/21 a confronto

 

Proseguendo nel solco dei primi mesi in Emilia, la sua centralità nello scacchiere gialloblu è cresciuta col tempo senza legarsi in alcun modo a compiti di costruzione o raccordo, estranei al suo bagaglio tecnico. La percentuale di passaggi riusciti si attesta sugli stessi livelli di un anno fa, con un valore poco superiore al 71%, mentre quest’anno, complice la partenza di Kulusevski, Kucka è al secondo posto alle spalle di Gervinho. Persino l’incremento dei dribbling riusciti sembra mostrare più intraprendenza nelle scelte, accompagnata da un maggiore coinvolgimento da parte dei compagni che, quando le poche alternative si diradano, lo utilizzano per risalire velocemente il campo per via aerea o confidano nei suoi inserimenti da vero e proprio centravanti.

 

Cagliari-Parma, stagione 2018/19. Kucka detta il passaggio mentre si inserisce in area. L’incursione andrà a buon fine.

 

Il giudizio complessivo su Kucka, tuttavia, non può prescindere dal contesto di una squadra peggiorata in modo sensibile rispetto al recente passato, che rende vano ogni suo tentativo di autosufficienza  Nel pieno di una stagione complicata, dopo una prima parte contraddistinta dal fallito connubio fra le idee di Liverani e una rosa inadeguata ad assorbirle, il Parma è penultimo in classifica con sole 14 reti segnate e 38 subite, terzo dato peggiore del campionato. Ultimo per tiri in porta (66, mentre con 172 tiri totali hanno fatto meglio solo del Genoa) assist complessivi (10) e Xg a favore (17.58, alla pari con il Crotone), davanti solo allo stesso Crotone per non-penalty Xg (16.82), si è mosso sul mercato per trovare una soluzione alla povera produzione offensiva, aggravata da una finalizzazione laboriosa e di fatto quasi sterile. Il ritorno in panchina di D’Aversa, per certi versi tardivo considerati il rigetto da parte del gruppo della filosofia del suo predecessore e l’ossatura di un organico senza innesti adatti al cambiamento, dovrà coincidere con un utilizzo più funzionale del suo miglior centrocampista unito ad una crescita del tono complessivo della squadra.

Lontano dal prototipo del trascinatore, sempre in bilico tra strappi improvvisi e discontinuità, Kucka sta nascondendo i suoi limiti esaltando i suoi punti di forza ma ha bisogno di spiccare in un impianto coeso e organizzato. In una squadra depotenziata e ancora alla ricerca di un’identità, anche un talento come il suo rischia di tramutarsi da valore aggiunto in un lusso dai bagliori estemporanei e decadenti.

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