Napoli-Roma è cominciata con l’emozionante ricordo di Maradona, e ha risentito di quell’emozione nei primi minuti di gioco. Dopodiché la gara si è sbloccata, rilevando tutti i contenuti tattici di cui parlerò in questo articolo.
Dopo un avvio di studio, la Roma ha abbassato il proprio baricentro, decidendo di chiudersi in un 5-4-1 medio-basso, e rinunciando quindi a pressare i costruttori del Napoli, ovvero i due centrali difensivi e Demme. Quando la palla andava ai terzini partenopei non scattava il pressing organizzato per il quale la squadra di Fonseca si è contraddistinta ultimamente.

La palla da Manolas va direttamente a Fabin Ruiz, che trova facilmente la ricezione fra le linee, nel frattempo Lozano ha stretto la sua posizione attaccando la profondità, così come Mertens abbassa la linea difensiva attaccando lo spazio fra i due centrali
Così la Roma dopo una piccola frazione di gara in cui ha saputo tener testa al Napoli, ha cominciato lentamente ad abbassarsi e a subire il palleggio del Napoli. La squadra di Gattuso trovava infatti con frequenza le imbucate alle spalle del centrocampo giallorosso.

In questo caso Insigne riceve nell’halfspace destro, la linea della Roma è alta ma passiva, Zielinski e Ruiz vanno in linea con il capitano partenopeo

Il triangolo di centrocampo del Napoli ha messo sempre in difficoltà la Roma, cucendo il gioco soprattutto sul lato sinistro del campo
Nel primo tempo la Roma ha subito così nettamente il possesso palla del Napoli (solo nella prima frazione di gioco 63% per la squadra di Gattuso) non riuscendo mai a risalire il campo, né con la costruzione da dietro (ben pressata dal Napoli) né con la soluzione in verticale per Dzeko. Il capitano della Roma non ha praticamente mai toccato palla in zone offensive, e nel secondo tempo la situazione non è migliorata per niente.
Se sommiamo alle difficoltà con cui la Roma trovava Dzeko, le diverse scelte sbagliate in transizione da Pedro, Mkhitaryan e Spinazzola, sottraiamo troppo alle potenzialità della squadra di Fonseca.

La Roma costruisce con l’aiuto di Mirante ma non riesce mai a liberare i propri giocatori in maniera decisiva con la costruzione da dietro.
La difesa della Roma, che nelle ultime uscite era stata quasi ineccepibile, ieri ha risentito parecchio dell’atteggiamento di tutta la squadra. Inoltre alla base Fonseca aveva preso un grosso rischio scegliendo di tenere la linea a quell’altezza contro una squadra come il Napoli, veramente forte ad attaccare la profondità. La punizione del primo gol è così nata da una transizione negativa gestita molto male.

Zielinski riceve con troppo spazio davanti a sé, a palla scoperta può quindi condurre con tranquillità

…e poi servire Mertens. La linea difensiva della Roma è letteralmente disastrosa nella lettura della situazione. Qui Ibanez dovrà fare fallo, e prenderà un giallo che cambierà la sua gara.
L’infortunio di Veretout sembrava aver cambiato la partita della Roma paradossalmente in positivo. Una volta uscito il francese, ha preso il suo posto Villar, che ha rivestito il ruolo che gli è più naturale, ovvero il fulcro davanti la difesa. Il primo quarto d’ora del secondo tempo è stato di fatti il momento migliore della squadra di Fonseca, con lo spagnolo a gestire i tempi della Roma da dietro.

Qui vediamo una situazione di gioco che si sviluppa sulla sinistra. Villar davanti la difesa, Pellegrini si stacca e va ad ingrossare la trequarti.
La posizione di Villar permetteva a Pellegrini di svestire il doppio ruolo di costruttore e invasore, e di liberarsi qualche metro più in avanti, dove può influenzare di più il gioco.
Nel momento migliore dei giallorossi però è arrivato il 2-0 che ha tagliato le gambe ai ragazzi di Fonseca e di fatto chiuso la gara. Ancora una volta una transizione negativa gestita male, ancora una volta scaturita da un’azione sviluppata male dalla Roma con Spinazzola sulla sinistra. Il Napoli ha recuperato palla, è sfuggito alla pressione della Roma in maniera spettacolare (il tacco con cui Rui supera Karsdorp è una delle cose migliori della partita), ed ha poi messo la palla e la partita sui piedi di Insigne.

Insigne entra dento il campo puntando Ibanez che non può intervenire in maniera più decisa per paura di prendere il secondo giallo (in quel caso anche un fallo andava benissimo). L’ex Pescara ha così servito Ruiz, che ha battuto Mirante.
Il resto della gara è scivolata seguendo un’inerzia scritta. La Roma ha subito psicologicamente il colpo, con i tre tenori fuori dalla gara (Dzeko tornava da un periodo di inattività abbastanza lungo, Pedro è il giocatore che ha più minuti fra quelli offensivi, Mkhitaryan subito dopo di lui), con Veretout fuori per infortunio i giallorossi hanno perso i punti di riferimento tecnici e carismatici… e le papere di Mirante hanno fatto il resto.
Il Napoli dal canto suo ha onorato il suo Diez nel migliore dei modi ma soprattutto ha agganciato la Roma in classifica, mantenendosi in quel gruppetto che insegue i posti europei, e lo ha fatto sciorinando un calcio convincente, in particolare per le rotazioni a centrocampo favorite dall’ottima prestazione di Zielinski.
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