Dopo un primo tempo molto particolare, chiuso a sorpresa in vantaggio, la Roma crolla in casa del Manchester United, subendo 5 reti in 45 minuti e pregiudicando definitivamente l’accesso alla finale di Europa League.

Le scelte iniziali di United e Roma

Non aveva tantissime scelte Fonseca, per via della squalifica di Mancini in difesa e per gli infortuni di Pedro ed El Shaarawy in attacco. Dopo aver messo minuti utili sulle gambe a Cagliari, tornano titolari Smalling e Spinazzola, con l’inglese che si piazza a destra in difesa.

Solskjaer sceglie tutti i titolari: De Gea in porta, sulla fascia sinistra vince il ballottaggio con Telles, Luke Shaw, mentre Pogba scende in campo come falso esterno sinistro, con Rashford pronto ad attaccare dall’altro lato.

Dzeko, Pellegrini, Mkhitaryan e Villar cercano di evitare al Manchester di raggiungere le zone centrali del campo e di far impostare l’azione ai due mediani

 

United - Roma 2

Ci sono stati momenti in cui la Roma ha accennato ad una pressione leggermente più organizzata, con Mkhitaryan su McTominay, Villar su Fred, spingendo lo United verso il lato esterno del campo, dove si alzava molto Karsdorp, su Shaw.

Fonseca aveva scelto, almeno ad inizio gara, di lasciare la palla allo United senza pressare con decisione, per evitare di scoprire ed allungare troppo la squadra nella zona centrale del campo.

Il primo tempo della Roma comincia malissimo, mentalmente abbattuta dall’infortunio flash di Veretout e subito dopo dal gol del vantaggio di Fernandes. Lo United è entrato in campo con più tranquillità, sviluppando il gioco soprattutto sul lato sinistro del campo, mettendo in difficoltà i giallorossi sugli esterni.

Il primo gol della gara nasce dagli sviluppi di una rimessa laterale proprio sul lato sinistro. Pogba riceve palla spalle alla porta, Smalling esce sull’ex compagno con decisione ma il francese riesce a saltare sia l’inglese che altri due uomini per poi innescare una combinazione veloce con Cavani e Fernandes. Il portoghese batte Pau Lopez con un pallonetto dolce e preciso.

Smalling si alza per andare a pressare Pogba, il francese non solo lo supera, ma nello sviluppo dell’azione si “mangia” Diawara e Cristante, per poi servire Cavani

Come avvenuto ad Amsterdam è un episodio a far svoltare la gara dei giallorossi. Dagli sviluppi di una buona azione della Roma, la palla arriva sul lato destro del campo verso Karsdorp, che prova a mettere al centro in scivolata, Pogba va al contrasto in maniera scomposta e colpisce la sfera con le mani, causando il rigore poi segnato da Pellegrini.

La serata già complicata dall’infortunio di Veretout, diventa persino grottesca quando Fonseca finisce i cambi per altri due infortuni, perdendo soprattutto Spinazzola. L’azzurro era stato uno dei protagonisti del gol dell’azione del vantaggio della Roma. Una delle poche volte in cui i giallorossi hanno costruito con successo un’azione da dietro e hanno portato la palla sulla trequarti.

Una volta attratto sul lato destro Wan Bissaka, ci hanno pensato Mkhitaryan e Pellegrini a chiudere un triangolo di qualità con un suggerimento per Dzeko, che ha dovuto solo spingere in porta la palla.

Diawara si abbassa per ricevere sulla sinistra e attrae Pogba, Spinazzola si avvicina ed è decisivo per far progredire la manovra

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Una volta che l’esterno ha attratto 3 giocatori sul lato sinistro, serve Mkhitaryan, che con un passaggio geniale serve Pellegrini dentro l’area. La difesa dello United è sballottata e viene colpita

Pur rischiando molto un passaggio in orizzontale di Ibanez, intercettato da Cavani ma sprecato dall’uruguaiano, la Roma aveva porta un buon risultato negli spogliatoi, in maniera se vogliamo un po’ casuale, ma mettendo a nudo alcune difficoltà difensive dello United, una squadra che ha un ottimo score difensivo ma che ha problemi a far circolare con pulizia la palla da dietro e quindi soffre una pressione ben organizzato.

L’incubo del secondo tempo

Chi si auspicava una Roma ultra difensiva, pronta a fare le barricate per 45 minuti per difendere il vantaggio, ha capito nei primi 5 minuti del secondo tempo l’andazzo della gara. Il Manchester è sceso in campo con più decisione, e qualcosa in più a livello mentale.

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La Roma prende il gol del pareggio al 47′, sta attaccando con praticamente tutti i suoi effettivi e lo United era costretto a difendersi con un 5-4-1.

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Ibanez segue Cavani, Peres deve stringere la propria posizione, il centrale brasiliano però rimane per tutto il tempo su quel lato del campo creando lo scompenso decisivo

Al 63′, con la gara ancora in bilico, arriva la stoccata decisiva dello United. Su un’azione ben costruita da dietro Ibanez sceglie di fare una diagonale lunga per assorbire il movimento di Cavani, scoprendo il lato sinistro del campo. La squadra inglese mantiene il possesso della palla come sempre utilizzando Pogba nell’half space, per poi attaccare il lato destro del campo con un cambio di gioco. A questo punto Wan Bissaka ha abbastanza spazio per colpire in porta, con Bruno Peres costretto a stringere la propria posizione per coprire il buco lasciato da Ibanez.

La conclusione dell’ex Crystal Palace è debole e poco pericolosa, ma Mirante la serve su un piatto d’argento a Cavani che, a porta vuota, non sbaglia.

Una volta subito il gol del 3-2 (quindi ancora in una situazione più che positiva in vista del ritorno, con meno di mezz’ora da giocare) la Roma si è liquefatta totalmente, scendendo in velocità verso gli inferi che, nella sua storia, questo stadio simboleggia nel peggiore dei modi.

Una volta sentito l’odore del sangue, una squadra piena di talenti e di esperienza come lo United non ci ha messo molto a segnare il 4-2 (su un calcio d’angolo) e a chiudere il discorso qualificazione già all’andata con una serie di azioni veloci e precise contro cui la disastrosa fase difensiva della Roma poco ha potuto.

Il naufragio si poteva evitare?

Il primo tempo aveva illuso la squadra di Fonseca e in molti, compreso il sottoscritto, nell’intervallo si auspicavano una Roma “all’italiana“, quasi un remake di quella vista negli ultimi venti minuti contro l’Ajax, con un baricentro basso, pronta a non far passare gli avversari centralmente.

Invece, come abbiamo visto nelle lavagne tattiche precedenti, Fonseca avrà probabilmente creduto di poter segnare persino il terzo gol ad inizio secondo tempo. Oppure, semplicemente, bisogna arrendersi all’idea che le partite contro la squadra di Amsterdam sono state un unicum. La Roma non è una squadra che si trova a proprio agio a difendersi dentro l’area di rigore, sia per le caratteristiche dei singoli (non c’è un mediano prettamente difensivo, Smalling è l’unico difensore di ruolo veramente forte nei duelli aerei, Ibanez spesso dentro l’area concede ingenuità importanti, ecc ecc) sia per come è stata strutturata tatticamente la squadra.

 

 

Non è un caso che, da quando la squadra di Fonseca ha rinunciato a tenere il pallone, non riesca più a trovare pace e inoltre subisce persino più gol. In sostanza, la Roma difende meglio quando difende lontana dalla porta, e per farlo deve pressare sempre alta, tenere una squadra corta, con una linea medio-alta. Da quando le energie sono cominciate a mancare e gli infortuni hanno ricominciato ad attanagliare la rosa, però, questo piano è crollato di gara in gara.

I 180 minuti contro l’Ajax hanno illuso per primo il tecnico portoghese di poter raggiungere la prima finale europea della sua storia con uno stile di gioco che non ha mai allenato, con una squadra imbottita di giocatori comprati per fare altro, e nel momento clou i 3 infortuni nel primo tempo sono stati la ciliegina sull’indigesta torta.

Di fronte i giallorossi hanno trovato, inoltre, una squadra che gioca l’Europa League quasi per caso, che ha una rosa colma di talenti internazionali che possono far svoltare la gara con una singola giocata. Bruno Fernandes, su tutti, ha cambiato la storia recente dello United, riportando a suon di gol, assist e giocate i Red Devils ai livelli che storicamente toccano da sempre.

La famosa imbarcata finale è figlia dunque di queste circostanze ma anche della costante fragilità della Roma. Una squadra che ha una rosa di buon livello ma necessita di leadership nei ruoli clou del campo, e svuotata di Mancini (squalificato), Veretout e Spinazzola (subito infortunati) non ha trovato più la bussola.

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