Lobanovskiy Forever – Un viaggio nella storia del Colonnello
È disponibile da sabato 24 ottobre su OffSide Italia “Lobanovskiy forever“, il video documentario girato nel 2016 da Anton Azarov, che racconta la storia e le idee del rivoluzionario tecnico ucraino, figura leggendaria del calcio sovietico.
Un lungo racconto della carriera calcistica di Lobanovskiy, che comincia con i suoi giorni come calciatore della Dinamo, descritti ed evocati dei suoi compagni di squadra, o dei giornalisti che l’hanno visto giocare. Un’ala sinistra tecnica, molto alta, ma predisposta continuamente al dribbling. Un giocatore estroso e poco predisposto alla tattica, un paradosso per quello che poi sarà uno degli allenatori più influenti della storia del calcio.

Una chicca la presenza di immagini di repertorio di Victor Maslov. Se avete seguito le mie dirette durante il primo lockdown, parlai molto dell’importanza di questo allenatore per la nascita del Pressing, della Difesa a Zona e del 4-4-2
La parte centrale del film si concentra sulle sue prime esperienze in panchina, evocando storie antiche e poche conosciute, immagini di repertorio che in Italia non si sono mai viste, risalenti ai leggendari campionati sovietici, giocati a cavallo fra gli anni 60 e gli anni 70. È qui che si sviluppa l’idea di calcio scientifico di Lobanovskiy, e del suo importante vice Oleh Bazylevyč.
Il film sdogana alcuni miti strettamente legati alla figura di Lobanovskiy: si è vero che da eccentrico calciatore d’attacco divenne Il Colonnello, un allenatore esigente, che non sorrideva mai, che comandava quasi ogni particolare delle vite dei suoi giocatori, che vedeva il calcio come una scienza esatta e fino alla fine ha provato a calcolare ogni aspetto del gioco, ma da un altro è anche vero che molta della sua rigidità nasceva di riflesso da quella della società in cui viveva. Il regime di ristrettezza che vigeva in ogni parte dell’Unione Sovietica (figuriamoci l’Ucraina), e l’attenzione particolare che le segreterie dei Partiti Comunisti dei vari paesi rivolgevano al calcio.
Un’altra parte della narrazione è dedicata anche al rapporto di Lobanovskiy con le istituzioni, non proprio idilliaco come si racconta, e poi ovviamente alle sue avventure come tecnico della nazionale sovietica. Gli stupendi Mondiali del 1986 (l’URSS fu nettamente la miglior squadra di quel Mondiale), gli Europei del 1988 con la finale persa proprio con l’Olanda di quel Rinus Michels, che, aveva influenzato le idee del tecnico ucraino, e che Lobanovskiy aveva provato a interpretare in maniera diversa, progredendole ancora di più verso un calcio modernissimo.
Gli ultimi 20 minuti sono quelli cronologicamente più vicini a noi, vediamo il protagonista paffuto e di conseguenza con un aspetto più umano, a comando della sua ultima grande squadra, la Dinamo Kiev che vinse 5 campionati ucraini di fila, e trascinò ai quarti di finale di Champions nel 97-98 e all’incredibile semifinale di Monaco l’anno dopo, con Shevchenko sugli scudi.
“Lobanovskiy forever” da una visione diversa, completa, della figura di uno dei più grandi allenatori di tutti i tempi. Conosciuto sì, ma non completamente, nel nostro paese.
Questo film restituisce tutto della sua storia, dagli aspetti tattici a quelli caratteriali… forse l’unica piccola pecca che mi sento di annotare è la sua fruibilità. Mi spiego, bisogna avere un’infarinatura della storia del tecnico ucraino e del calcio dei suoi anni per fare certe associazioni, il film da per scontato che tutti conoscano la storia della nazionale sovietica del 1986, o di quella che era la geografia del calcio sovietico prima e dopo la dissoluzione dell’URSS. Insomma, non è un film per tutti, ma per appassionati.
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