Questa fase ad eliminazione diretta dell’Europa League sta diventando sempre di più un viale dei ricordi per Paulo Fonseca. Dopo lo Sporting Braga, una delle prime squadre allenate dal portoghese in patria, l’urna di Nyon ha scelto per la Roma lo Shakhtar Donetsk, squadra portata al successo in Ucraina da Fonseca per tre stagioni consecutive, dal 2016 al 2019.
Per sostituire l’attuale allenatore della Roma la dirigenza ucraina ha scelto un altro portoghese, Luis Castro, reduce da un’ottima stagione al Vitoria Guimaraes, legato a tanti temi tattici della scuola lusitana, per questo forse molto adatto a succedere a Fonseca.
Lo Shakhtar vuole la palla
La squadra di Castro dunque pur cambiando allenatore e diversi giocatori non ha cambiato veste. Una rosa piena di brasiliani e giocatori sudamericani, che gioca un calcio fortemente improntato sul possesso palla e sulla gestione degli spazi offensivi con tanti movimenti e senza dare punti di riferimento.

Stepanenko conduce al centro del campo, i trequartisti e Moraes sono stretti, molto vicini, e cercano la ricezione alle spalle del centrocampo del Maccabi.
Lo Shakhtar segue sostanzialmente i principi focali del gioco di posizione. Non alza mai la palla, se non in situazioni tragiche, cerca di partire in maniera ordinata dalla difesa, mantenendo quasi sempre una struttura a 3+2, o viceversa 2+3, quindi due linee di costruttori, che si occupano dell’inizio della manovra.

Stepanenko utilizza spesso la salida lavolpiana per prendere palla fra i centrali. Mediamente è il giocatore che tocca più palloni e che influenza di più la costruzione da dietro
Questo modo di costruire aiuta lo Shakhtar ad avere le redini del gioco fin da subito, ma soprattutto a cercare di rischiare poco in transizione difensiva. Con tutti i giocatori offensivi alti, i terzini che quasi sempre accompagnano l’azione, è facile subire dei contropiedi letali.
Le individualità principali
Una volta organizzata la costruzione da dietro Castro si affida molto alla versatilità e la genialità dei suoi calciatori offensivi. Marlos è sempre un giocatore da tenere d’occhio, si muove da mezzala pura, ma in pratica ha la funzione di occupare l’half space destro, cucendo la manovra ed utilizzando le sue innate doti da dribblomane per far guadagnare metri alla squadra.

Dal ritorno della sfida dei sedicesimi di EL. Maycon sostituisce Stepanenko nel ruolo di mediano, Marlos ed Alan Patrick agiscono da mezzali pure, si creano dei rombi per far progredire il gioco, sia al centro del campo che lateralmente
Come evidenziato nella lavagna tattica precedente, Junior Moraes (il centravanti titolare) funge più da falso nueve che da vera punta. Il suo score la dice un po’ tutta sul suo stato di forma in questa stagione (4 gol e 1 assist in 18 partite in tutte le competizioni) ma nelle scorse stagioni ha sempre superato le 15 reti, ed è sempre funzionale alla squadra. Con i suoi movimenti a venire incontro alla palla apre infatti gli spazi per i tagli centrali di Taison (che quest’anno sta giocando principalmente a sinistra) ed anche per i tagli profondi di Alan Patrick, forse il giocatore da temere di più.
Il brasiliano classe 1991 è stato protagonista di una strana carriera finora. Approdato in Ucraina nel 2011 non ha avuto un grosso impatto sullo Shakhtar, ed è così tornato in patria giocando per l’Internacional, il Palmeiras e soprattutto il Flamengo, per poi tornare nel 2017 e far parte stabilmente della rosa allora allenata proprio da Fonseca.
Nelle ultime 4 stagioni è stato imprescindibile per lo Shakhtar Donetsk, e adesso è diventato il fulcro del gioco di Castro. Onnipresente in campo, si muove in verticale ed in orizzontale, distribuendo in maniera proporzionale le proprie giocate.

L’heatmap stagionale di Alan Patrick ci da un’idea del tipo di giocatore. Agisce principalmente sul lato sinistro del campo, prediligendo la trequarti ma anche la zona di costruzione. Tocca tanti palloni anche nelle zone centrali del campo.
Patrick non è solo il capocannoniere della squadra in questa stagione, ma anche il giocatore che ha fatto più assist. Brillante nel giocare la palla sulla corsa dei compagni, è funzionale allo stile di gioco dello Shakhtar e diventato molto pericoloso con molto spazio per decidere la giocata.
I numeri difensivi
Lo Shakhtar è una delle migliori difese in patria (12 gol subiti in 17 partite, dietro solo a Dinamo Kiev e Zorya) ma ha avuto un andamento disastro in Champions League, in particolare nelle gare contro il Borussia Gladbach. Le due sfide contro i tedeschi hanno di fatto condannato la squadra alla retrocessione in Europa League, con uno score poco invidiabile: 10 gol subiti.
Proprio dalle 6 gare giocare in Champions si possono fare diverse considerazioni sulla tenuta difensiva della squadra ucraina.
Lo Shakhtar principalmente difende con un 4-1-4-1, con Stepanenko mediano, Marlos e Patrik mezzali, Taison e Solomon che arretrano a centrocampo. Il baricentro è medio-alto, e non è una squadra preparatissima per aggredire l’avversario nella fase di costruzione.

Primo gol subito contro il Gladbach. Nessuno segue il mediano che si è abbassato per prendere la palla ed ha spazio e tempo per servire il terzino in profondità

Azione che porterà al rigore dell’1-0 in Germania. Una combinazione nello stretto della squadra di Rose mette in crisi lo Shakhtar, Thuram attacca la profondità e viene steso in area.

In questa lavagna tattica tutte le difficoltà dello Shakhtar nella pressione alta. Il giocatore del Gladbach in possesso del pallone dribbla agevolmente il suo marcatore ed ha la possibilità di servire il compagno, sul quale deve scalare (in ritardo) uno dei difensori di Castro
Il Donetsk da la sensazione di essere una squadra disabituata a difendersi, e quando deve farlo in maniera moderna si spezza in due compromettendo ancora di più la propria struttura.
Durante la stagione la squadra di Castro ha giocato solo due volte contro una squadra che ha un sistema di gioco a 3. Mi riferisco alle due partite giocate nel girone di Champions contro l’Inter, due partite finite 0-0 che hanno deciso il terzo posto nel girone. In quel caso la squadra ucraina cambiò radicalmente atteggiamento, passando ad un sistema difensivo molto passivo, un 5-3-2 molto chiuso, con un baricentro medio-basso e tanti uomini a difendere.

In Ucraina a tratti si vede anche un 5-4-1

Il 5-3-2 con cui lo Shakhtar ha affrontato l’Inter a San Siro. In questo caso la linea difensiva è più alta
Quelle partite dissero molto di più sulle difficoltà dell’Inter ad attaccare le difese chiuse che sullo Shakhtar, che poi festeggiò la retrocessione in Europa League come un traguardo importante.
Le chiavi del match
È difficile prevedere come potrebbe scendere in campo lo Shakhtar. Replicherà la difesa a 5 vista contro l’Inter? Potrebbe essere una soluzione per Castro, ma soprattutto nella gara d’andata sarebbe praticamente una resa, decidere deliberatamente di lasciare il pallone alla Roma e affidarsi ai contropiedi. Insomma, una strategia “all’italiana” che il portoghese non ha più replicato in stagione, neanche contro il Real Madrid.
Probabile che il Donetsk proverà a giocarsi le proprie carte alla pari con la Roma, contendendo il possesso della palla ai giallorossi fin dall’inizio. Non sarebbe sorprendente anzi vedere proprio i giallorossi rinunciare per alcuni tratti di gara al pallone, per controllare gli spazi e provare a colpire lo Shakhtar dove è più fragile, sfruttando le ricezioni dei trequartisti fra le linee e provando ad attaccare la profondità con insistenza anche con dei lanci lunghi.
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