L’impresa dell’Atalanta
La seconda qualificazione consecutiva agli ottavi di Champions, arrivata alla seconda partecipazione in assoluto per l’Atalanta rischia di passare sotto traccia. Forse è troppo fresco il ricordo della final eight estiva, che ha visto protagonista la squadra di Gasperini, si tende a dare per scontato che gli orobici avrebbero passato quasi passeggiando il turno ma sappiamo che la verità è diversa.
Se nella scorsa stagione abbiamo definito l’Atalanta una favola, quest’anno è persino riduttivo parlare di un’impresa. Per una società che pochi anni fa lottava per non retrocedere, passare il turno vincendo nei prestigiosi palcoscenici di Anfield e della Johan Cruijff Arena è qualcosa di storico e indimenticabile, e per questo traguardo i tifosi della Dea dovranno ringraziare la società, che ha deciso di non smantellare la rosa nonostante le ghiotte offerte che arrivavano da tutti i lati, ma anche di investire in maniera oculata sul mercato, portando a Bergamo Romero (che ieri è stato semplicemente perfetto), Miranchuk e Lammers, allargando la rosa con innesti che si rileveranno importanti quando si ripresenterà il doppio impegno, confermando Pasalic, riportando Pessina a casa da Verona e tenendolo.
Il lavoro settimanale, giornaliero, di Gasperini poi è sotto l’occhio di tutti. Le voci che hanno accerchiato l’Atalanta prima della sfida decisiva non hanno intaccato molto l’atteggiamento della squadra in campo, e vedremo se questo storico traguardo aiuterà a rasserenare l’ambiente.
Tatticamente parlando, ieri l’Atalanta ha affrontato l’Ajax con un atteggiamento diverso dal solito. La squadra ha passato diversi momenti della gara chiudendosi dietro e difendendosi posizionalmente, un modo di interpretare la fase difensiva che non sempre ha pagato (pensiamo alla sfida con il PSG nei quarti di Champions della scorsa stagione, persa per questa passività). Eppure ieri la Dea era assolutamente a proprio agio alternando momenti di difesa più tradizionale, ai soliti momenti di pura foga agonistica, cercando di intercettare gli avversari e interpretando la gara come un immenso “uno vs. uno”.
Non è un caso che la percentuale di possesso palla registrata ieri dall’Atalanta (37%) sia la più bassa da due stagioni a questa parte, e che solo contro il PSG appunto e contro la Juventus (nel pari di maggio 2019) gli orobici siano arrivati ad un numero così basso.
L’Inter non ha un piano B
Dei problemi dell’Inter in questa sede, ma anche nella newsletter, abbiamo parlato in lungo e in largo. La cosa che più fa impressione è che, a distanza di mesi dalle sfide che si sono poi rilevate cruciali per questa eliminazione, Conte non abbia sostanzialmente fatto niente.
Fabio Capello ieri in studio su Sky giustamente gli chiedeva di un piano B, che non è solo un modo di dire, ma una necessità che ogni squadra dovrebbe avere, e una squadra come l’Inter, con una rosa così ricca, a maggior ragione dovrebbe considerare. È sembrato chiaro tutti a un certo punto che ieri l’Inter non avrebbe mai segnato, anzi per lunghi tratti del secondo tempo personalmente mi sono chiesto perché lo Shakhtar non abbia provato a forzare di più e a provare a vincerla (sarebbe arrivato primo nel girone, assurdo).
Conte ha i giocatori che vuole, ha superato il piccolo periodo pieno di infortuni, eppure quando ha cambiato qualcosa lo ha fatto quasi esclusivamente per impoverire tecnicamente la propria squadra. Se questo atteggiamento potrebbe persino bastare per battere il Bologna, o il Sassuolo, in Champions League è assodato che bisogna avere più qualità tecnica possibile in campo.
Forse Conte tirerà un sospiro di sollievo oggi a mente fredda. L’ultimo posto nel girone di Champions League sarà pure disonorevole, ma non apre le porte alla retrocessione in Europa League, che al tecnico ex Chelsea al momento può sembrare solo una scocciatura. Adesso può concentrarsi sui due fronti restanti, soprattutto sul tanto sospirato Scudetto, e l’impressione è che Conte non possa sbagliare… altrimenti la prossima rivoluzione partirà proprio dalla panchina milanese.
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