Inghilterra-Croazia 1-0: debutto vincente per Southgate
Grazie a un gol di Sterling, l’Inghilterra vince per la prima volta all’esordio in un campionato europeo contro una Croazia già costretta a rincorrere. Buona la prova degli uomini di Southgate, che sembrano avere ancora del potenziale nascosto a differenza degli avversari, apparsi troppo preoccupati in contenimento e chiamati ad allontanare le sensazioni da fine ciclo.
La vigilia di Inghilterra-Croazia, partita inaugurale del gruppo D dei campionati europei, era pervasa da tanti spunti d’interesse legati alle due squadre, per motivi differenti attese all’esordio con aspettative e curiosità sul loro possibile percorso. Se l’Inghilterra, forte del cammino in casa, aveva nel mirino l’atto conclusivo delle semifinali e dell’eventuale finale tra le mura amiche, e si affacciava al torneo con una rosa tra le più giovani del torneo, completa per alternative e caratteristiche, con l’unica apparente preoccupazione della conferma dei debuttanti in un grande appuntamento, la Croazia, finalista mondiale del 2018 e qualificatasi in scioltezza agli europei eppure reduce da una disastrosa Nations League (5 sconfitte e 16 gol subiti in 6 partite), arrivava a Wembley confidando nella qualità dei propri interpreti e aggrappandosi, soprattutto, al terzetto di centrocampo Brozovic-Modric-Kovacic, uno dei migliori della manifestazione.
Le scelte iniziali
Gareth Southgate ha preferito Kieran Trippier a Luke Shaw (o Chilwell) nel ruolo di terzino sinistro e ha optato per l’inserimento di Tyrone Mings e Kalvin Phillips in luogo di Harry Maguire e Jordan Henderson, non al meglio fisicamente, nel 4-2-3-1 in cui Phil Foden, Mason Mount e Raheem Sterling hanno iniziato alle spalle di Harry Kane. Di contro, l’unica novità rispetto alle previsioni fornita da Zlatko Dalic è stata l’occupazione della casella difensiva sinistra con Josko Gvardiol, difensore centrale classe 2002 in forza alla Dinamo Zagabria e di proprietà del RB Lipsia: una mossa all’apparenza sorprendente, soprattutto considerata la zona d’influenza del suo diretto avversario, Foden, ma congegnata per poter passare dal canonico 4-3-3 ad un 3-5-2 in cui l’altro terzino Šime Vrsaljko e Ivan Perisic fungessero da esterni a tutta fascia con l’obiettivo di prevalere sulle fasce e creare superiorità in mediana rispetto agli inglesi.

In fase di possesso, Perisic e Kramaric a supporto di Rebic.
Sin dall’inizio, l’Inghilterra ha interpretato meglio la gara impostando il proprio piano sull’aggressione della costruzione avversaria, precisa ma altrettanto compassata e senza sbocchi offensivi, e sulla costruzione di rapide azioni verticali per innescare la velocità degli esterni. Il disturbo portato da Foden e Mount mirava ad indurre in errore i portatori di palla, in particolar modo Brozovic, responsabile della prima impostazione, mentre le accelerazioni puntavano a mettere in crisi una retroguardia che poteva soffrire la differenza atletica nelle coperture in ampi spazi. Il mismatch tra Gvardiol e Foden si è rivelato presto evidente nella giocata fulminea del talento di Stockport, pronto a ricevere in corsa da Sterling, disorientare il difensore e infine colpire all’improvviso, con il palo a negare la rete dopo soli cinque minuti.
Kane si è mosso come d’abitudine alternando la profondità ai movimenti incontro alla squadra con cui liberare spazi per i compagni, serviti dopo lo scarico oppure da lui stesso, con un dispendio fisico che ha comportato qualche errore di lucidità nelle scelte sotto porta.
La Croazia è sembrata invece preoccuparsi più di come controllare la partita, con l’intento di contenere le folate degli inglesi e aspettare la giusta occasione per combinare a centrocampo per poi servire gli attaccanti, piuttosto che mettere in difficoltà l’avversario con la ricerca della superiorità sia in zona centrale sia sugli esterni. Questo ha facilitato il compito all’Inghilterra, libera nella gestione del ritmo e senza particolari preoccupazioni in fase di costruzione della manovra.

Gli uomini di Dalic hanno saputo comunque arrivare dalle parti di Pickford. In una sortita offensiva, Vrsaljko sfonda sulla destra e riesce a crossare: Rebic distrae la difesa inglese che lascia Kramaric e Perisic liberi per un’eventuale conclusione. Sarà proprio il giocatore dell’Inter a calciare, malamente.
Secondo tempo
Confermati i ventidue in campo nella prima frazione, l’inizio della ripresa ha riproposto gli stessi temi tattici e gli interrogativi su quali correttivi avrebbero apportato i commissari tecnici per provare a forzare la situazione. La formazione con più strumenti adatti per affinare il proprio piano è parsa, ancora una volta, l’Inghilterra, afflitta nel primo tempo dalla mancanza di un’efficace conversione a rete della mole di gioco creata, con la necessità di trovare migliori connessioni davanti oltre che di un’alternativa al transito sulle fasce, poco produttivo nonostante la prevalenza nel possesso.
Il vantaggio è arrivato proprio dal centro, dopo un’azione costruita dalla retroguardia e lo strappo di Phillips, servito nel mezzo spazio destro da Walker e rapido nel saltare due avversari prima di servire Sterling per il suo quindicesimo gol in nazionale, il primo segnato ai campionati europei.
L’azione ha esaltato la sincronia del movimento verso l’esterno di Kane, l’inserimento di Sterling e l’accelerazione di Phillips, autore di una prova notevole e principale garante dell’equilibrio del centrocampo dei Tre Leoni con la stessa applicazione mostrata quest’anno nel Leeds, ma ha mostrato in parallelo anche gli errori difensivi di Vrsaljko e Gvardiol e la disattenzione di Brozovic, con lo sguardo sul pallone anziché su Sterling sul quale in chiusura non è riuscito a tenere il passo, in un’ideale testimonianza dell’inferiorità del centrocampo croato, parso vivo solo grazie a qualche ricamo d’autore confezionato da Modric.
A quel punto il piano si è inevitabilmente inclinato a favore dell’Inghilterra, che ha sostituito tre dei suoi giocatori offensivi per inserire prima Marcus Rashford, quindi Jude Bellingham e Dominic Calvert-Lewin per sfruttare gli spazi una volta recuperato il pallone, mentre la Croazia tentava un cambio di passo con gli ingressi di Josip Brekalo e Nikola Vlašić, seguiti da quelli di Mario Pasalic e Bruno Petković.
England have the best fullback selection of the entire tournament, but got very little in this match out of their right and left back, both in ball-progression and chance creation. Some work to do there! pic.twitter.com/eWfYGQ15mw
— Between The Posts (@BetweenThePosts) June 13, 2021
Con il passare del tempo, le principali difficoltà per la Croazia sono derivate dalla non corretta occupazione degli spazi dell’area di rigore inglese, con le assistenze offerte nel vuoto e l’inefficace riferimento offensivo di un reparto rinnovato ma incapace di creare reali pericoli alla difesa avversaria.
L’Inghilterra può migliorare, la Croazia deve ritrovarsi
La vittoria mette la squadra di Southgate nelle migliori condizioni per il prosieguo della manifestazione e la conferma tra le principali pretendenti al titolo. Nella solida prestazione offerta, in cui ha mostrato maggiori pericolosità e organizzazione e dove giocatori come Sterling, Mount e Phillips sono riusciti a fare la differenza, non solo nel momento decisivo della gara, sono emerse anche alcune criticità, quali l’eccessiva prudenza dei terzini nonostante il loro importante coinvolgimento e la necessità di convertire meglio la loro mole di lavoro in termini di occasioni, discorso che vale anche per alcuni meccanismi offensivi parsi ancora poco efficaci. La Croazia, al contrario, è uscita dalla gara con molte più ombre che luci. Eccetto qualche sprazzo di qualità a centrocampo, l’atteggiamento troppo difensivo e rinunciatario nel contenimento dei ritmi di gioco ha limitato la fase offensiva e ha facilitato il compito all’Inghilterra che, pur senza strafare, ha potuto impostare la propria tattica con pazienza di fronte a una squadra spesso arroccata nella propria metà campo.

Entrambe le squadre hanno aumentato il dato degli xG nel secondo tempo, ma il divario si è mantenuto netto.
Le due squadre, per ora, vivono momenti opposti. L’Inghilterra fissa l’appuntamento di venerdì contro la Scozia come ghiotta occasione per chiudere il discorso qualificazione; dovesse riuscire, strada facendo, a migliorare nei dettagli una già marcata identità tattica e a sciogliere del tutto le briglie a un potenziale sopra la media, potrebbe davvero ambire ad un ruolo da protagonista fino in fondo all’europeo. Nella Croazia, le sorti della sfida di Wembley sono state rette, fin quando è stato possibile, dai veterani mentre i nuovi innesti sono parsi troppo distanti, per impatto e determinazione, in una squadra a cui sono mancate del tutto coesione ed unità d’intenti. Con poco tempo a disposizione per riorganizzare i suoi prima della sfida decisiva contro la Repubblica Ceca, Dalic dovrà quantomeno trovare il modo di valorizzarne i punti di forza quasi annullati nel primo, vero banco di prova per dimostrare che il ciclo iniziato in Russia tre anni non è ancora terminato.
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