Spagna
Quando Luis Enrique ha svelato la lista dei convocati, per prima cosa è apparsa alla vista un’assenza: quella di Sergio Ramos. Il capitano del Real Madrid, reduce da una stagione complicata per via di numerosi infortuni (nel 2021 in Liga ha giocato solo 150′) lasciato a casa ha dato spazio a due considerazioni: in primis che la Spagna che si presenta a questo Europeo avrà un bel vuoto di personalità da colmare nel bel mezzo della difesa; ma dall’altra parte è una conferma del fatto che in questa nazionale di talento ce ne è e nessuno ha il posto assicurato.
Luis Enrique nell’ultimo anno ha convocato e fatto ruotare molti giocatori scegliendo sempre tra quelli più in forma: logica conseguenza di un momento storico nel quale non ci sono picchi di talento come quelli di Xavi e Iniesta nel loro prime. Anche le squadre da cui provengono i giocatori selezionati rispecchiano questa nuova situazione: solamente 3 giocatori del Barcellona (4 se consideriamo il neo arrivato Eric Garcia), mentre non c’è incredibilmente nessun rappresentante del Real Madrid.
Anche la formazione titolare è quindi senza troppi punti di riferimento: il modulo di base è il 4-3-3 ma gli interpreti potranno variare di partita in partita. In difesa c’è qualche certezza in più: in porta, Unai Simon è stato spesso preferito a De Gea nell’ultimo anno, al centro i titolari dovrebbero essere Pau Torres e Laporte, che si è appena reso disponibile per la convocazione con le furie rosse, con la fascia mancina di competenza di Jordi Alba (ma con Gaya che è un back-up più che valido) e la corsia destra affidata a Marcos Llorente, non nella sua posizione preferita, ma comunque in un ruolo nel quale ha fatto valere le sue caratteristiche.
A centrocampo ci sono diverse soluzioni con uno tra Busquets e Rodri che fungerà da perno centrale davanti alla difesa (abbassandosi anche in fase di prima costruzione per aiutare l’uscita del pallone), mentre gli altri due posti potrebbero essere occupati da Koke e Thiago Alcantara, in una mediana di grande qualità ma che potrebbe avere il problema di essere un po’ piatta. Per ovviare a questo problema potrebbero avere le loro chance Pedri o Fabian Ruiz.
In attacco l’incertezza regna sovrana: Dani Olmo e Ferran Torres sono stati tra gli esterni più utilizzati da Luis Enrique (con il primo che però potrebbe anche essere utilizzato come mezz’ala in uno schieramento più proiettato in avanti), ma Oyarzabal è ben più che una semplice riserva, mentre Adama Traorè viene utilizzato praticamente come arma a gara in corso. Come punta centrale il ballottaggio è tra Alvaro Morata e Gerard Moreno, entrambi reduci da stagioni positive (soprattutto l’attaccante del Villarreal) e che possono anche giocare in coppia date le loro capacità di muoversi su tutto il fronte d’attacco e di attaccare in maniera dinamica l’area di rigore.
Come nella sua migliore tradizione, e visti anche i giocatori presenti, è facile immaginarsi una Spagna che punta a mantenere il possesso palla e giocherà in orizzontale, cercando di manipolare lo schieramento avversario trovando l’uomo libero tra le linee. Ma questa Spagna è una squadra che sta cercando di aumentare la tensione verticale del suo gioco sfruttando le capacità in campo aperto dei suoi terzini e dei suoi esterni d’attacco, abili ad attaccare in questa maniera.

La Spagna attira nella propria metà campo il pressing della Germania con Pau Torres che non ha paura di portare palla

Viene trovato Dani Olmo che viene incontro e attira a sé un difensore avversario: Gaya e Fabian Ruiz si buttano subito in avanti

La palla arriva a Fabian Ruiz che ha spazio e tempo per decidere la mossa successiva

E può lanciare successivamente Gaya verso la porta avversaria
Molto sfruttate sono poi le corsie laterali dove si creano continue rotazioni tra i giocatori per non dare punti di riferimento agli avversari. In questo senso la catena destra è stata quella più attiva con Marcos Llorente che può sovrapporsi internamente o esternamente costituendo un rebus difficile da sciogliere per chi difende

Koke si apre da braccetto destro consentendo a Llorente di avanzare sulla fascia, mentre Ferran si mantiene largo

Ferran Torres può ricevere la palla largo sulla destra attirando il terzino avversario: Llorente si incunea alle sue spalle con perfetto tempismo
Pur non derogando quindi ai propri principi di gioco, le furie rosse stanno cercando di sopperire alla mancanza di quel talento in fase di rifinitura grazie a un gioco più verticale che riesca a prendere di sorpresa le difese avversarie ancor prima che possano chiudersi a riccio e diventare quindi molto difficili da scardinare. Anche l’atteggiamento in fase di non possesso sarà molto proattivo con un pressing intenso e portato sull’uomo per riconquistare il pallone in zone calde di campo.
Questa Spagna è quindi una squadra che arriva all’Europeo con diversi punti di domanda: nel girone, nel quale parte favorita d’obbligo, le partite contro Svezia e Polonia saranno sicuramente interessanti per capire la reale consistenza di una squadra che, questa volta, non parte da favorita, ma punta a fare un lungo percorso nella competizione.
Svezia
Poco è cambiato nella Svezia rispetto a quella che, con un pizzico di fortuna e tanta compattezza, è arrivata fino ai quarti di finale dello scorso Mondiale. La grande novità sarebbe stata il ritorno di Zlatan Ibrahimovic, ma la sfortuna si è messa di traverso impedendogli di giocare l’Europeo per via di un infortunio; inoltre anche Kulusevski, l’altra maggior novità rispetto alla spedizione russa, sarà fuori causa per positività al Covid.
La squadra di Janne Andersson si schiererà con un 4-4-2, marchio di fabbrica della squadra. In porta ci sarà Robin Olsen; la linea difensiva sarà probabilmente composta da Lustig e Augustinsson sugli esterni, mentre al centro comanderà la linea Victor Lindelof insieme a Filip Helander, ex Bologna e fresco campione di Scozia con i Rangers di Steven Gerrard (anche se nelle ultime amichevoli gli è stato preferito il più datato Danielson). A centrocampo spazio al duo Olsson–Larsson con il primo, proveniente dal Krasnodar, maggiormente deputato a cucire il gioco nella prima costruzione grazie alla sua buona qualità sul lungo. Pronto a subentrare (o a giocare titolare al posto di Larsson) Albin Ekdal che potrebbe garantire ulteriore fisicità in mezzo al campo.
Sulla fasce, l’assena di Kulusevski si farà sentire dato che il suo sostituto, Claesson, ha nell’ordine e nella disciplina le sue migliori qualità, mentre difetta nel dribbling e nella rifinitura , due qualità che mancano nell’organico scandinavo. A sopperire a queste mancanze ci dovrà pensare Emil Forsberg che partirà a sinistra, ma sarà pronto ad accentrarsi per rifornire gli attaccanti. Il reparto offensivo è probabilmente il più povero a causa dell’assenza di Zlatan Ibrahimovic. Anderson, nell’ultimo periodo, aveva provato la soluzione a due torri con il milanista e Alexander Isak, il quale dovrà fare coppia con Robin Quaison (con Marcus Berg che sembra decisamente più un’arma a gara in corso).
La produzione offensiva si appoggerà quindi quasi in toto su Isak. L’attaccante della Real Sociedad è reduce da un’ottima stagione con 17 gol segnati in Liga, mettendo in mostra una varietà di colpi notevole: la sua velocità, frutto di una falcata ampia ed elegante potrà venire molto utile nelle fasi in cui la Svezia cercherà di andare rapidamente in transizione.
E qui veniamo al punto principale: la squadra di Anderson è una squadra che non ha grandissima qualità per cui l’allenatore ha puntato, come ai Mondiali, su un gioco reattivo con due linee da 4 compatte e volte a chiudere gli spazi. La fase di possesso non è particolarmente sofisticata: non si cerca troppo la costruzione dal basso con rotazioni degli uomini, ma piuttosto si tenta di risalire velocemente il campo per sfruttare la fisicità degli attaccanti. Quando si passa tra le linee, il giocatore più ricercato è chiaramente Emil Forsberg che si accentra nel mezzo spazio sinistro per ricevere alle spalle del centrocampo. Il problema è che non avendo un terzino temibile su quel lato che gli possa portare via un uomo, il trequartista del Lipsia può spesso essere schermato senza eccessivi problemi.

4-4-2 classico per la Svezia con Helander che porta palla, mentre Forsberg si accentra nel mezzo spazio sinistro

Una volta nella metà campo avversaria, però, la Svezia sa organizzare un pressing alto piuttosto intenso uomo su uomo
In definitiva, nonostante le diverse (e pesanti) assenze, in un girone come quello E, l’obiettivo della Svezia è quello di passare il turno: un obiettivo decisamente alla portata. La gara decisiva sarà probabilmente quella contro la Polonia che forse può contare su picchi qualitativi più alti, ma dalla sua la Svezia ha un’alchimia e una compattezza di squadta da non sottovalutare
Polonia
Il laboratorio tattico di Paulo Sousa, ct della Polonia dalla fine dello scorso gennaio, si cimenta nella prova del fuoco con Spagna, Svezia e Slovacchia, in un girone complicato eppure non impossibile da superare per una nazionale approdata al quarto Europeo consecutivo e reduce, al contrario, dalla difficile esperienza in Nations League nel raggruppamento con Italia, Olanda e Bosnia-Erzegovina. Nei mesi seguiti all’avvicendamento con Jerzy Brzęczek, il tecnico ex Fiorentina, Tianjin Quanjian e Bordeaux ha sperimentato contro Ungheria, Andorra, Inghilterra e Russia una serie di moduli differenti alla ricerca dell’abito migliore per la sua nazionale, spaziando dal 3-5-2 al 4-3-3 e al 3-4-2-1 e testando le varianti del 4-1-4-1, del 4-2-3-1 e infine del 4-4-2. Mosso dall’intento di utilizzare un piano gara calibrato per ogni partita, con l’innalzamento del livello e della posta in palio Sousa dovrà decidere se proseguire con un insieme di proposte variabili a seconda dell’avversario o se, invece, focalizzarsi su poche alternative alle quali eventualmente apportare correttivi nel breve tempo a disposizione tra un impegno e quello successivo.
Poland's 🇵🇱 squad for Euro 2020. #EURO2020 pic.twitter.com/2BNYnJHWw7
— RouteOneFootball (@Route1futbol) May 17, 2021
Considerate le caratteristiche della rosa a disposizione, è probabile che alla fine il tecnico portoghese opti per un 4-2-3-1 utile ad esaltare le qualità degli interpreti e a garantire equilibrio tra le due fasi, confidando che nell’unico slot da centravanti puro Robert Lewandowski possa aumentare le possibilità di passaggio del turno con il suo enorme contributo offensivo, a prescindere dalle reti segnate. Alle sue spalle, dovrebbero agire Piotr Zieliński affiancato, sui lati, da Kamil Jóźwiak e Arkadiusz Milik, mentre a centrocampo la coppia dovrebbe essere formata da Grzegorz Krychowiak e Jakub Moder del Brighton, più adatti per capacità difensive rispetto a Mateusz Klich e Karol Linetty. Il reparto arretrato vedrà titolari Wojciech Szczęsny e con ogni probabilità Kamil Glik e Jan Bednarek al centro, con Bartosz Bereszyński terzino destro e, dopo l’esclusione di Arkadiusz Reca, uno tra Maciej Rybus e Tymoteusz Puchacz sulla sinistra.
Come gioca in fase offensiva
La Polonia si affida al successo di transizioni rapide, con una preferenza per il contropiede rispetto al calcio di possesso dovuta alla velocità degli esterni, all’affidamento sui tiri dalla distanza e alla presenza di Lewandowski, che all’eccellenza nella conversione dei tiri in porta e allo straordinario rendimento in area di rigore, fatto di scelte e tocchi minimali e spietati, unisce l’abilità di offrirsi come punto di riferimento arretrato per sfuggire alla marcatura.
Nell’azione perfezionata contro l’Olanda nella scorsa Nations League, Jozwiak, Zielinski, Lewandowski e di nuovo Jozwiak esaltano la verticalità della squadra; il gol viene trovato grazie anche alla collaborazione degli olandesi, mal posizionati e presi d’infilata dalla fuga dell’esterno del Derby County, ma la stretta combinazione di passaggi e l’efficacia nella risalita del campo mostrano una delle soluzioni privilegiate in una costruzione diretta di gioco in cui il lavoro sugli esterni e la vittoria dei duelli offensivi risulta fondamentale. In alternativa all’assidua ricerca in avanti del capitano, ostacolata dall’azione di marcatura, giocatori come Milik e Zieliński dovranno aiutare la fase offensiva rispettivamente con la profondità e le doti fisiche dell’uno e con le abilita tecniche e balistiche dell’altro.
Come gioca in fase difensiva
Pressione e aggressività sono le caratteristiche più evidenti dell’impostazione della Polonia in fase di non possesso. I tentativi di riconquista del pallone per ripartire in velocità e di spezzare prima possibile l’azione trovano terreno comune nell’obiettivo di subire il meno possibile la pericolosità delle occasioni avversarie, favorendo un ripiegamento compatto a presidio della propria metà campo.

Il pressing di Moder su Stones è contemporaneo alla copertura dei compagni sulle alternative di passaggio del difensore. L’errore del centrale verrà sfruttato a dovere dal triangolo con Milik che porterà al gol del temporaneo pareggio contro l’Inghilterra.
Mantenendo il 4-2-3-1 anche senza palla, i tre blocchi cercano di mantenersi a breve distanza in un’intensa copertura degli spazi per impedire in via preventiva le iniziative contrarie; soprattutto i due centrali restano stretti e questo può portare a cattive conseguenze nel momento in cui le maglie si allargano o la linea si sfilaccia senza possibilità di recupero.

Il portatore di palla avversario è attaccato da due giocatori davanti alla difesa schierata, che lascia tuttavia aperta la possibilità di ricezione dell’attaccante al limite dell’area di rigore.

Il passaggio va a buon fine, Belotti entra in area mentre Jozwiak prova un tardivo ripiego staccandosi da Bernardeschi e Bednarek stringe in disturbo. L’attaccante italiano grazierà la Polonia, calciando fuori.
Nonostante la buona prestanza nei duelli aerei e ravvicinati, infatti, il costante schermo posto agli attacchi dal centro costringe ad un’attenzione particolare in marcatura, ed in quel contesto che la Polonia, talvolta, difetta di concentrazione e della corretta interpretazione delle distanze con l’inevitabile compromissione dell’azione difensiva a seconda che i due centrali siano troppo vicini o, viceversa, oltremodo staccati tra loro.
Dove può arrivare:
Ottavi di finale
Probabile formazione:
Szczęsny; Bereszyński, Bednarek, Glik, Rybus; Krychowiak, Moder; Milik, Zieliński, Jozwiak; Lewandowski.
Marco De Santis
Slovacchia
A 5 anni di distanza dalla prima storica partecipazione agli Europei con il traguardo incredibile degli ottavi raggiunti, la Slovacchia si ripresenta nel palcoscenico più importante con una rosa particolarmente rinnovata, probabilmente di livello più basso, ma comunque con l’ambizione di poter provare a strappare qualche punto per ottenere uno dei posti come miglior terza.
Sarà ancora presente lo storico capitano Hamsik, seppur uscito dall’undici titolare, e la squadra ha diverse conoscenze del calcio italiano. Da Skriniar, ovviamente il giocatore più famoso e più forte della squadra, a Lobotka, il mediano del Napoli che con Gattuso ha avuto poco spazio nell’ultima stagione, ma anche Kucka, che rimane uno dei pochi giocatori del Parma che probabilmente “si salverà” e troverà posto in Serie A ed Haraslin, del Sassuolo, che aveva cominciato la stagione con De Zerbi da titolare ma si è perso strada facendo.
La Slovacchia si presenterà ad Euro2020 come un outsider, con la leggerezza di chi ha già fatto abbastanza partecipando alla competizione, quindi con la tranquillità di non avere pressioni e di poter sviluppare il proprio gioco principalmente basandosi su quello che fanno gli avversari. In realtà la squadra slovacca non è esattamente un team che si chiude dietro, con un baricentro basso, e riparte in contropiede. La Slovacchia è piuttosto una squadra che bada poco a fronzoli, e gioca un calcio verticale.

L’obiettivo degli slovacchi è quasi sempre quello di portare più uomini possibili in area e di vincere più duelli fisici possibili. In questo caso Mak ha tempo e spazio per segnare il gol della vittoria contro la Russia lo scorso marzo
Spesso Dubravka (portiere del Newcastle) si affida direttamente al rinvio da dietro, ma vediamo anche accenni di costruzione dal basso, con pochi principi consolidati. Generalmente dopo un veloce scambio fra i centrali, uno dei centrocampisti viene incontro alla manovra più per creare spazio che per avere la palla, e si velocizza verticalizzando sui giocatori offensivi. In alternativa il modo più utilizzato dalla squadra di Tarkovic è il cross dalle fasce.

Sovrapposizione sempre puntuale del terzino, Haraslin in questo caso cerca di rientrare sul sinistro
Il meglio della Slovacchia lo vediamo senza palla, con una fase difensiva organizzata, arcigna, con folate di pressing intenso che potrebbero mettere in difficoltà le squadre più abituate a tenere la palla (come la Spagna). Il pressing, c’è da dire, non ha però dei meccanismi ben oliati, e si potrebbero spesso trovare dei buchi fra i reparti… buchi che persino Malta nel match giocato a fine marzo ha trovato, approfittandone per pareggiare per 2-2 una gara che dava la Slovacchia come assoluta favorita.

Il 4-4-2 difensivo della Slovacchia
In generale, parlando di sistemi di gioco, Tarkovic predilige il 4-2-3-1, con due mediani di grande esperienza come Kucka e Hrosovsky davanti la difesa, e una trequarti piena di giocatori mobili e tecnici. Il già citato Mak che sembra uno dei giocatori più interessanti, Haraslin, ma soprattutto il trequartista centrale, Duda, che gioca in Germania da diverse stagioni, molto propenso al dribbling ma anche utilissimo per pressare il mediano avversario di turno.

A volte su rinvio si può anche creare una situazione simile. Un 4-3-3 asimettrico, con Duda che gioca da mezzala
In attacco si spegne molto di quello creato nella trequarti. Non c’è un vero e proprio titolare, un buon attaccante che riesca a finalizzare. Si alternano in quel ruolo Schranz (neo acquisto dello Slavia Praga), Bozenik (acerba punta del Feyenoord che ha giocato pochissimo) e Duris (un 33enne di esperienza ma con un score in nazionale da centrale difensivo più che da attaccante).
Molte delle speranze della Slovacchia per bissare l’incredibile qualificazione agli ottavi di 5 anni fa passa quindi dalla propria fisicità e dalla qualità dei giocatori dal centrocampo in su. Se anche questo Euro2020 dovesse essere una competizione in cui le squadre reattive avranno la meglio su quelle che ragionano più su un gioco di possesso palla, allora la squadra di Tarkovic potrebbe sorprendere.
PROBABILE FORMAZIONE TITOLARE SLOVACCHIA
Dubravka; Pekarik, Skriniar, Satka, Hubocab; Kucka, Hrosovsky; Haraslin, Duda, Mak; Schranz
Sistema di gioco in fase di possesso: 4-2-3-1/4-3-3
Sistema di gioco in fase di non possesso: 4-4-2/4-5-1
Benedetto Greco
0 comments on Euro2020 – La guida tattica del Girone E