Opinioni, Player Analysis

Cosa può dare Tomori al Milan

On Febbraio 16, 2021
By Marco De Santis | 0 Comments

Arrivato in prestito dal Chelsea, Tomori può rivelarsi una pedina preziosa nelle rotazioni difensive dei rossoneri.

Alla vigilia dell’imminente mercato invernale, Paolo Maldini aveva presentato la strategia del Milan con una particolare attenzione ai delicati equilibri di una squadra capolista, in uno scenario annunciato come un passaggio senza sussulti, ridimensionato per tutti dalle difficoltà economiche e già proiettato verso un futuro più austero. “Non stravolgeremo la squadra. Sarà un mercato creativo alla ricerca di qualche opportunità. Abbiamo varie alternative a Ibrahimovic, e lo abbiamo dimostrato visto che siamo primi in classifica per ora”. Lontana da vaghe illusioni, sempre attenta alla possibilità di inserire nell’organico giocatori di prospettiva, la società rossonera si è concentrata sulle necessità riuscendo a distinguersi tra le più attive con un colpo mirato per ciascun reparto messo a segno in una settimana. Dopo gli arrivi di Meïté a centrocampo e Mandžukić in attacco, la carenza numerica di una difesa tormentata dai guai fisici di Kjær, Gabbia e Musacchio (in partenza) ha convinto il Milan ad affiancare al ventenne Kalulu, unica alternativa ai titolari, un profilo altrettanto giovane ma con maggiore esperienza. Dopo l’interruzione – o il rinvio alla prossima estate – della trattativa per il difensore dello Strasburgo Simakan, a un passo dalla maglia rossonera prima di infortunarsi contro il Lens, l’opportunità è arrivata con il prestito dal Chelsea di Oluwafikayomi Oluwadamilola Tomori.

 

Sbarcato a Milano il 22 gennaio, l’indomani il nuovo acquisto rimane in panchina nel rovescio interno contro l’Atalanta ma l’esordio avviene già tre giorni dopo nel derby di Coppa Italia, quando Kjær è costretto a uscire per infortunio e gli lascia il posto al ventesimo minuto. Fino a quel momento, Tomori ha giocato due gare intere in Carabao Cup e 45’ in campionato, dove è subentrato a Christensen espulso a fine primo tempo contro il Liverpool, più altri 10’ in FA Cup a gennaio in una stagione di fatto chiusa a settembre. Più della ruggine accumulata in quattro mesi di stop, di facile smaltimento a ventitré anni, è l’impatto con un calcio diverso a poter presentare il conto; Tomori invece si cala nella nuova realtà riprendendo da dove aveva lasciato, all’inizio giocando semplice e corto, quindi prendendo maggiore confidenza col passare del tempo. Si incolla a Sanchez e ne disturba l’azione, perfeziona un salvataggio a pochi passi dalla linea di porta, regge bene l’urto con Lukaku. I suoi primi settanta minuti “italiani” offrono subito, nel bene e nel male, un condensato di quanto possa dare alla causa milanista.

 

 

Tomori coniuga un’ottima velocità ad una fisicità non eccezionale, comunque sufficiente per lottare con giocatori più strutturati e soprattutto funzionale alle accelerazioni nei ripiegamenti all’indietro. La rapidità nell’accorciare le distanze gli permette di adoperarsi in recuperi notevoli, a volte disperati, frutto della sua capacità di allungare e stringere in un’ampia fetta di campo: una qualità valorizzata con responsabilità sempre maggiori da Lampard fin dall’esperienza vissuta insieme in Championship al Derby County e confermata l’anno dopo al Chelsea.

 

 

Nella prima parte della scorsa stagione, in cui ha giocato con buona continuità prima di eclissarsi, Tomori è stato impiegato in prevalenza come centrale in una difesa a quattro anche se in qualche occasione, dall’inizio o a partita in corso, è stato schierato come centrale esterno in uno schieramento a tre oppure, in casi più rari, come terzino. I numeri di quell’annata descrivono un difensore valido nei contrasti (5,4 vinti a partita) e nei recuperi (6,6 x 90′), con un discreto margine di miglioramento nei tackle riusciti (55%), di estrema precisione nei passaggi medio-corti (intorno al 94%) e con un gioco aereo deficitario nonostante i 185 cm di altezza (2,4 duelli vinti a partita e percentuale del 54%). Oltre al dato statistico, nel suo modo di giocare risaltano al primo impatto il dinamismo e la notevole reattività negli spazi stretti, caratteristiche che lo rendono un difensore in grado di ingaggiare l’uno contro uno tanto in velocità quanto a distanza ravvicinata, dove riesce a sopperire alla disciplina tattica migliorabile con una spiccata prontezza di riflessi. Il suo impiego prevalente nella porzione destra del campo non gli ha precluso occasionali dirottamenti sulla fascia opposta, oppure sortite fuori dalla sua zona di competenza spinte dai suoi potenti allunghi.

 

 

Tomori fonda buona parte della sua tecnica difensiva sull’aggressività nel cercare l’anticipo e per sporcare o interrompere l’azione. Mentre in rincorsa riesce ad annullare le distanze con facilità, contro attaccanti in ricezione l’efficacia è pregiudicata da pressioni ancora precipitose e posizionamenti non corretti che espongono la squadra all’inferiorità numerica liberando spazi a vantaggio degli avversari.

 

tomori

 

In generale, la scelta dei tempi d’intervento è un aspetto su cui deve migliorare sia nell’anticipo stesso, sia in fase di marcatura più statica dove talvolta pecca di concentrazione.

 

tomori

 

In Milan-Crotone, la sua seconda da titolare, dopo un tiro insidioso di Ounas deviato in angolo da Donnarumma, gli ospiti insistono e sfruttano l’inserimento indisturbato di Rispoli, che da destra converge al centro e osserva Di Carmine appostato al limite dell’area a fianco di Tomori.

 

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In pochi istanti, Tomori si distrae, perde contatto e guarda Rispoli crossare. Mentre il pallone spiove in area, l’attaccante gli è già scappato alle spalle e a quel punto il difensore può solo abbozzare un blando intervento di testa fuori posizione e sperare che Di Carmine non segni.

 

Gli andrà bene.

Nonostante lo svarione, la sua gara alla fine è più che positiva: vince 7 contrasti su 10; completa il 94% dei passaggi (escluso Petriccione, 1 passaggio su 1 in 12 minuti, risulta secondo dietro a Kessie, 98%); mette a segno 3 recuperi e ha la meglio in 5 duelli aerei su 7. Anche all’esordio in campionato contro il Bologna è riuscito a limitare quei difetti nel gioco aereo che finora si sono dimostrati come un punto debole in carriera con un ottimo tempismo e un discreto dominio sull’avversario, vincendo 4 duelli su 5. Il dato si è inserito in una buona prestazione complessiva, disputata con attenta applicazione e arricchita da 2 tackle a segno su 3, 7 contrasti vincenti su 9, 3 intercetti, 7 recuperi, e il 90% di passaggi portati a termine con successo.

Nell’ultima di campionato contro lo Spezia, complice il rientro di Kjær, Tomori è partito dalla panchina, entrando nella ripresa proprio al posto del difensore danese. Con la squadra sotto di due reti e incapace di sviluppare le sue solite trame di gioco, la frenesia collettiva nel tentativo di raddrizzare la partita senza troppe idee ha finito per coinvolgere anche il numero 23, meno preciso nei passaggi (80% quelli riusciti) e nella gestione del pallone (7 palle perse), ma in ogni caso attento nei recuperi (3) e nei contrasti (vinti 4 su 7) e in media nei duelli aerei vinti (2 su 4). La mezzora scarsa disputata ha comunque confermato le buone sensazioni restituite nelle uscite precedenti riguardo a un profilo dal rendimento affidabile e dal possibile impiego in differenti settori della retroguardia rossonera. In attesa del pieno recupero di Gabbia, sarà la prima alternativa a Romagnoli e Kjær davanti a Kalulu, rispetto al quale, al netto di una minore fisicità e un’irruenza a tratti più brusca, garantisce più esplosività e una maggiore esperienza. In caso di necessità (considerata anche la cessione di Conti), Tomori potrebbe inoltre offrire a Theo Hernandez e Calabria un cambio sulle fasce meno padrone del ruolo ma pronto ad esaltarsi grazie alle pregevoli doti atletiche e a una buona tecnica nello stretto.

 

Le heat map 2019/20 e 2020/21 a confronto.

 

Tomori è un difensore con pregi e difetti chiari e una dimensione tecnico-tattica ancora in costruzione. Dotato di qualità peculiari nel pacchetto difensivo del Milan, nelle sue prime esibizioni ha fatto intravedere di poter competere nel calcio italiano senza scontare un eccessivo periodo di adattamento, a patto di affinare tempismo e posizionamento e lavorare sulle lacune nel gioco aereo e nella gestione del pallone sotto pressione. Al momento, parte dietro nelle gerarchie di un reparto ormai fondato sull’amalgama della coppia Romagnoli-Kjær ed è difficile pensare che possa sfilare loro la maglia da titolare; nel lungo periodo, con gli impegni europei alle porte e l’esigenza di preservare la condizione fisica del centrale danese, sarà tuttavia un’opzione importante nelle rotazioni, potendo fornire un rendimento solido e all’occorrenza polivalente.

 

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