Player Analysis

Chi è Tammy Abraham, il nuovo 9 della Roma

On Agosto 15, 2021
By Benedetto Greco | 0 Comments

Il grande domino azionato dal Chelsea acquistando Romelu Lukaku, alla fine, curiosamente, ha portato via da Londra un altro attaccante, un altro numero 9, ma non all’Inter (come sembrava logico, un centravanti per un centravanti) bensì alla Roma. I giallorossi hanno detto addio ad Edin Dzeko dopo 6 anni, ed hanno accolto a braccia aperte Tammy Abraham, che avrebbe avuto per ovvi motivi poco spazio alla corte di Tuchel.

Abraham è un attaccante che ama essere il punto di riferimento per l’attacco. L’abbiamo visto pochissime volte con una seconda punta che gli agisce accanto, l’inglese ama invece avere lo spazio per muoversi per tutto il fronte d’attacco.

 

Dal punto di vista dei movimenti senza palla l’ex Chelsea garantisce quel set di giocate ormai fondamentali per un centravanti. Viene incontro alla manovra, cerca di attrarre a sé la pressione del difensore centrale, apre gli spazi per i compagni. Abraham tuttavia possiede una velocità che gli permette sia di partecipare alla manovra con pochi tocchi, muovendosi spalle alla porta, sia di andare a riempire l’area di rigore, un difetto che invece aveva Edin Dzeko, di certo un maestro nel cucire il gioco nella trequarti, ma poco reattivo nell’andare a riempire il buco che lui stesso creava in area di rigore.

Questi movimenti saranno molto importanti per il sistema di Mourinho, in particolare quando Abraham si assocerà con i compagni sulla destra. Se dovesse affinare bene l’intesa con Zaniolo e Karsdorp, i suoi movimenti creerebbero degli spazi letali da attaccare per la giovane ala italiana e per il terzino olandese.

Un altro punto di forza di Abraham è di certo la predisposizione al gioco di squadra, e alla giocata di prima. Esploso definitivamente con Lampard in panchina, ha avuto la possibilità di andare in prima squadra con altri compagni della sua età, praticando un gioco già affinato nelle giovanili, così per lui è sembrato da subito naturale portare quello stile nei campi di Premier League.

Sarà fondamentale per la Roma creare attorno ad Abraham delle linee di passaggio importanti per far progredire la manovra. Non si deve confondere la stazza dell’inglese e la sua fisicità: non è solo un centravanti boa che crea tutto da solo nel deserto, Abraham può essere auto-sufficiente fino a un certo punto, bisognerà agevolarlo in un altro dei suoi pregi: la creazione di occasioni per i compagni.

 

Nella stagione 2019-20, la migliore con il Chelsea, ha creato la media di 2,14 SCA (shoot creating actions) a partita, la stagione seguente pur avendo giocato poco, ha comunque mantenuto una buona media: 1,63. Sono stati 8 gli assist vincenti in queste ultime due stagioni.

Di certo non arriva ai numeri spaziali di Edin Dzeko (che in questo è praticamente insostituibile) ma Abraham può solo migliorare, e Mourinho sta cercando di creare una squadra che utilizzi le tante armi che ha a disposizione per attaccare e non arrivi nel momento decisivo a doversi aggrappare alle giocate di un solo calciatore (come è successo per tanti anni a Roma con Dzeko).

Quando si parla di attaccanti, tuttavia, alla fine bisogna parlare di gol. Una tifoseria che per mesi ha inneggiato ad Icardi quasi come a un simbolo (l’uomo che segna, tanto, e fa quasi solo quello) adesso tiferà un altro genere di numero 9. Abraham non è solo un centravanti d’area, anche se una statistica curiosa lo accomuna all’argentino: nell’ultima stagione la distanza media di tiro dell’inglese è stata di 10 metri (stagione precedente 10,6), per Icardi si parla di 9,3 metri.

Dal punto di vista realizzativo Abraham ha avuto numeri veramente importanti nelle sue migliori stagioni. Nella sua prima stagione allo Swansea nel 2017-18 non aveva ancora affinato al massimo le sue capacità, per poi esplodere nella stagione successiva, all’Aston Villa in Championship, con 25 gol in 37 partite. Da lì in poi non si è più fermato anche andando in Premier League, e anche se nella scorsa stagione ha giocato poco, ha mantenuto una media abbastanza alta (0,70 reti per 90 minuti).

https://youtu.be/A0j72lo_E24

Guardando i gol in B inglese sembra quasi imbarazzante la differenza di fisicità e tecnica rispetto agli avversari.

Qui invece i gol con la maglia del Chelsea

Dando un’occhiata agli 89 gol segnati in carriera finora dal giovane inglese spiccano in particolare le doti di coordinazione negli spazi stretti. Anche con un marcatore addosso, anche in caduta, Abraham riesce a trovare la possibilità di usare i suoi piedi per direzionare il tiro verso la porta con precisione. Importanti sono anche le sue capacità nel gioco aereo, la sua reattività sulle seconde palle e sulle palle vaganti in area di rigore.

Qui invece spicca l’accelerazione e il modo in cui tiene il pallone incollato al piede, anche quando sta scivolando e sembra aver perso il momento giuso in cui tirare verso la porta

Di certo l’attaccante inglese dovrà migliorare nell’utilizzo del piede debole, dovrà adattarsi al calcio italiano, alle spinose sfumature e difficoltà che questo preserva, soprattutto per un centravanti che finora si è sempre mosso nella sua zona comfort, ma Tiago Pinto e i Friedkin difficilmente potevano scegliere meglio per il dopo Dzeko.

Qualsiasi squadra sarebbe andata in crisi una volta perso il proprio numero 9, nonché ex Capitano e terzo capocannoniere all-time, e invece la dirigenza giallorossa si è mossa ancor prima di ufficializzare la cessione di Dzeko per sostituirlo con un colpo ad effetto, sia dal punto di vista economico che tecnico. Grazie all’arrivo di Abraham è stato meno amaro per i tifosi giallorossi dire addio a Dzeko, che ieri ha persino giocato la prima partita con la maglia nerazzurra senza colpo ferire ed è stato salutato con un comunicato ufficiale sibillino.

Poco importa, perché mentre il bosniaco vestiva per la prima volta la maglia dei campioni d’Italia, Pinto era impegnato nella missione Abraham a Londra, e con l’attaccante classe ’97 tornerà a Roma nella giornata di oggi, quasi ad ufficializzare una staffetta tra 9 che sarebbe potuta essere ben più complicata.

 

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